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Attualità giovedì 14 gennaio 2021 ore 19:05

Cene simulate per protestare contro le chiusure Covid

I Ristoratori Toscana all'incontro in Prefettura
I Ristoratori Toscana all'incontro in Prefettura

Domani luci accese dalle 20 alle 22 nei locali di tutta Italia ma i Ristoratori Toscana prendono le distanze da iniziative contrarie alle regole



FIRENZE — I Ristoratori Toscana aderiscono alla protesta nazionale che vedrà i locali aperti dalle 20 alle 22 ma hanno preso le distanze dalle aperture non autorizzate. “Chi non rispetterà le regole e accoglierà clienti nei propri locali, non osservando le disposizioni vigenti andrà incontro non solo a sanzioni ma anche al ritiro della licenza" è quanto hanno fatto sapere i prefetti che oggi in varie città hanno incontrato i ristoratori. 

"La nostra associazione prende le distanze da simili forme di protesta” ha spiegato Pasquale Naccari, portavoce di Tni-Tutela Nazionale Imprese e di Ristoratori Toscana che questa mattina è stato ricevuto insieme al vice presidente Raffaele Madeo dal prefetto di Firenze, Alessandra Guidi.

Venerdì 15 Gennaio gli imprenditori accenderanno luci e musica e apriranno le porte dei propri locali simulando una cena per titolari e dipendenti dei locali in cassa integrazione. Le maggiori adesioni in Toscana a Firenze, con 300 locali, una ventina a Livorno e altrettanti a Pisa e Siena. Flash mob anche a Trento, Treviso, Verona, Vicenza, Savona, Genova, Milano, Roma, Napoli, Salerno.

I rappresentanti delle sigle riunite nel collettivo Tni sono stati ricevuti dai prefetti delle altre città italiane, da Vicenza a Salerno, da Brescia a Foggia, da Treviso a Bari, che hanno aderito alla mobilitazione. Nel corso degli incontri le delegazioni di imprenditori hanno ribadito la necessità di aprire anche a cena e nel fine settimana.

“Perché a pranzo sì e dopo le 18 no? Perché in settimana sì e nel weekend no?”, ha sottolineato Naccari chiedendo al prefetto del capoluogo toscano di farsi portavoce e pretendere dal Governo "le prove scientifiche che individuino i pubblici esercizi come luoghi di contagio e sulle cui basi sono state imposte le chiusure". 

“I nostri locali sono sottoposti a protocolli molto rigidi e tutti noi abbiamo una capienza massima da rispettare, sia durante la settimana che il sabato e la domenica, sia di giorno che di sera. Se il problema è quello che succede in strada o nelle piazze allora bisognerebbe pensare a un modo diverso di fare i controlli. Noi siamo pronti a collaborare per semplificare il lavoro delle forze dell'ordine. Al prefetto abbiamo proposto di identificare i nostri clienti lasciando loro un bollino da mostrare in caso di controllo. Vogliamo dimostrare che i responsabili degli assembramenti non siamo noi gestori”. 

Sempre al prefetto, Naccari ha chiesto di sostenere la propria battaglia con gli organi competenti affinché “venga assolutamente evitato il blocco dell'attività d'asporto e si prevedano indennizzi continuativi e proporzionali alla perdita di fatturato”.


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