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Attualità martedì 29 marzo 2022 ore 09:28

Costa cara la mobilità ai pendolari della sanità

​Migliaia di euro di carburante ed abbonamenti, decine di migliaia di chilometri percorsi, settimane perse sui mezzi di trasporto privati e pubblici



FIRENZE — Sulle strade toscane si spostano ogni giorno i pendolari della sanità, sono medici, infermieri, operatori che devono raggiungere il loro posto di lavoro in ospedale ma anche i pazienti ed i loro familiari accompagnatori diretti verso ambulatori e laboratori di analisi.

A scoperchiare il vaso di Pandora è stata ancora una volta la Cgil che ha puntato il dito sul fenomeno per quanto riguarda il personale sanitario, dimenticando però i pazienti che non hanno un sindacato.

I numeri del fenomeno

Ogni giorno molti lavoratori della sanità toscana devono percorrere chilometri per potersi recare al lavoro impiegando tempo e denaro.

La Cgil ha provato a fare dei calcoli (Via Michelin) per capire quanto possa impattare sui singoli lavoratori in un anno. Quello che è emerso è che, ad esempio, un operatore sanitario di Livorno che lavora a Firenze (distanza 184 chilometri) se viaggia con un’auto percorre ogni anno 36.432 chilometri, spende circa 5mila euro di benzina e impiega 574 ore pari a 24 giorni. I costi economici e sociali sono inferiori se si utilizza il treno (1.270 euro per l’abbonamento, 660 ore impiegate pari a 27 giorni), ma restano comunque alti.

Un operatore sanitario di Arezzo che lavora a Firenze (distanza 146 chilometri) deve spendere in un anno o 1.848 di abbonamento del treno (528 ore impiegate pari a 22 giorni) o 5.753 euro di benzina per 369 ore di percorrenze pari a oltre 15 giorni.

La Fp Cgil Firenze ha commentato così “Serve un sistema di mobilità regionale coordinato e intelligente che permetta di far avvicinare le persone a casa e risparmiare tempo e soldi. Pur lavorando all’interno di un unico sistema sanitario regionale, non esiste nessuna forma di coordinamento tra aziende sanitarie e ospedaliere che permetta la possibilità di potersi spostare da un’azienda all’altra per lavorare vicino a casa senza dover ogni giorno spostarsi da una città all’altra, sostenendo costi ingenti e sottraendo tempo alla propria vita personale e familiare". 

Nel mese di Gennaio è stato sottoscritto un accordo con la Regione Toscana che prevede una serie di atti per permettere di avviare questo meccanismo. Il Consiglio regionale ha in calendario una modifica alla legge 40 per permettere ai lavoratori della sanità di avvicinarsi a casa risparmiando tempo e soldi.

Ma non ci sono solo i lavoratori della sanità

Non esiste un sindacato dei pazienti ospedalieri ma anche i malati sotto osservazione medica, magari in lista per un intervento chirurgico che può richiedere settimane o mesi di attesa, sono costretti a spostarsi spesso per effettuare analisi e visite di controllo.

Non tutti i territori toscani hanno presidi di prossimità attrezzati per eseguire esami diagnostici e spesso i familiari accompagnatori sono costretti ad assenze da lavoro per mettersi in viaggio verso gli ospedali dei capoluoghi di provincia dove trascorrere ore in sala di attesa perché non esiste una priorità per chi arriva da lontano. 

Un intero capitolo della questione è dedicato ai pazienti oncologici che arrivano da fuori Toscana, sostenendo costi ingenti e che trovano sostegno grazie ad associazioni come la Fondazione Tommasino Bacciotti, una eccellenza in Italia, che mette a disposizione dei piccoli pazienti e dei loro familiari un alloggio attrezzato ed un kit di accoglienza con beni di prima necessità. Una mano sul cuore per i pendolari della sanità. 

L'esempio Covid con i tamponi e le vaccinazioni diffuse

L'emergenza sanitaria ha offerto uno specchietto o cartina tornasole sul tema degli spostamenti sanitari con i tamponi ed i vaccini messi a disposizione sul sistema di prenotazione regionale.

Tante persone si sono trovate a dover scegliere la disponibilità più vicina in ordine di tempo ma non certo di spazio. Cittadini residenti a Firenze hanno trovato spesso disponibilità in Mugello. Con l'aggravante, in questo caso, di non potersi spostare con i mezzi pubblici perché se qualcuno è andato a fare il tampone usando l'autobus extraurbano lo ha fatto con il rischio di infettare tutti.


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