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Sport giovedì 03 dicembre 2020 ore 10:00

Giancarlo Pedote al Capo di buona speranza - VIDEO

Lo skipper fiorentino è entrato così nell’Oceano Indiano ed è decimo nella difficilissima regata in solitario intorno al mondo "Vandee Globe"



SUDAFRICA — Alle 13,48 di ieri la prua di Prysmian Group, la barca Imoca pilotata dallo skipper fiorentino Giancarlo Pedote, è passata in decima posizione alla latitudine del Capo di Buona Speranza, il primo dei tre grandi capi che i temerari partecipanti alla competizione incontreranno lungo la rotta della Vandee Globe, la regata velica più prestigiosa e difficile tra quelle intorno al mondo in solitaria, senza scalo e senza assistenza, non a caso denominata “l’Everest de la mer”.

Dopo tre settimane di regata e dopo aver coperto quasi il 25% delle 21.638 miglia previste Giancarlo Pedote è entrato così nell’Oceano Indiano, lasciandosi alle spalle le acque tempestose tra il Capo e l’Antartide, solcate avanti e indietro senza sosta dall’Olandese Volante, il leggendario vascello fantasma costretto a navigare senza mai toccare terra fino al giorno del giudizio, evocato dai marinai e dai loro pregiudizi.

Qualcuno di loro, infatti, ogni tanto racconta ancora di aver avvistato per mare questo vascello fantasma avvolto dalle nebbie sprigionate dall’oceano, lo spettro del capitano Van der Decken al timone o intento a giocare a dadi con il diavolo sul ponte del veliero, tra alghe e concrezioni.

Non solo marinai ignoranti però. Nel 1881, il principe Giorgio del Galles e futuro Re Giorgio V stava navigando in servizio come guardiamarina sulla HMS Bacchante e nel suo diario annotò:

11 luglio. Alle 4 del mattino l’Olandese Volante ha incrociato la nostra rotta. Brillava di una strana luce rossa incandescente, come di una nave fantasma, in mezzo alla quale luce spiccavano in forte rilievo gli alberi e le vele di un brigantino, a 200 metri di distanza…”.

Quando la Bacchante giunse nel punto dove era stato avvistato il brigantino, non c’era traccia della nave, anche se la notte era chiara e il mare calmo.

La leggenda nacque decenni prima. Sembra che il Capitano Van der Decken promise la sua anima al diavolo pur di essere aiutato a superare la tremenda tempesta che incombeva sulla nave e poter passare indenne il Capo di Buona Speranza. La promessa fatta non piacque a Nostro Signore e quando la nave affondò, l’intero equipaggio venne rifiutato dalla Morte e condannato appunto a solcare i mari fino alla fine dei tempi, spettri eterei nelle brume dei mari dell’estremo sud.

Ciò che è sicuramente vero è che il mare da quelle parti non scherza affatto e talvolta si prende con facilità la vita delle persone e trascina sul fondo le imbarcazioni che ci si avventurano.

Ne sa qualcosa l’esperto skipper francese Kevin Escoffier che questo lunedì, mentre era terzo in classifica, ha avuto appena il tempo di lanciare l’sos, indossare la tuta di sopravvivenza e saltare sulla zattera di salvataggio.

La sua barca si è spezzata in due come un fuscello, strapazzata da onde alte sei metri e 35 nodi di vento assassino.

Per fortuna Escoffier è stato poi tratto in salvo da un altro concorrente, Jean Le Cam, opportunamente dirottato via radio nell’area dell’incidente dal comitato di regata, insieme ad altri tre skipper con le rispettive imbarcazioni. "Un enorme sollievo! Kevin è a bordo, sano e salvo", ha finalmente twittato Le Cam dopo ore di lotta con l’oceano.

Lo stesso Le Cam era stato salvato nel 2009, al largo di Capo Horn, dopo che la sua barca si era capovolta.

Per i quattro skipper le ore dedicate al soccorso verranno detratte dal tempo di gara ed allora di nuovo via, tutti ancora verso levante, a continuare questa gara folle e massacrante tra le onde del burrascoso quarantesimo parallelo, nonostante tutto e tutti perché oltre alla competizione, citando Fabrizio De André, “esiste navigando un desiderio che sta al di là della necessità di capire. La meta non è più arrivare. E’ navigare; contro il tempo, malgrado il tempo, a favore del tempo, nonostante il tempo, in mezzo al tempo.”

"Sto affrontando questa regata come un ultra-trial in montagna: è necessario gestire le risorse, dello skipper ma anche della barca. Se la barca venisse troppo sollecitata, prima o poi presenterebbe la fattura, e il conto potrebbe essere salato" ha twittato Giancarlo Pedote.

L’inglese Alex Thompson su Hugo Boss è stato in testa per molto tempo in queste prime tre settimane di regata. Un problema al timone lo ha costretto a fermarsi per la riparazione ed oggi al primo posto si trova Charlie Dalin su Apivia, che precede Giancarlo Pedote di 599 miglia nautiche.

Davanti allo skipper toscano, racchiuse in meno di cento miglia nautiche ci sono altre sei imbarcazioni; dietro di lui Samantha Davies, la prima delle sei donne in gara.

“Ci si sente lontano da tutto qui, ma l’energia del luogo è incredibile. È pura, misteriosa e magnetica: ti fa venire voglia di continuare ad esplorare, andare a vedere cosa c’è di più avanti“ha commentato Pedote.

“Ti rendi conto, quando sei qui, della maestosità della natura. L’essere umano è minuscolo di fronte a una tale potenza, un tale forza con onde altissime, un cielo plumbeo, i grandi ed eleganti albatros, che qui sono i padroni…”.

Avanti Giancarlo, avanti fino a lambire le sperdute Isole Kerguelen, non a caso chiamate anche Isole della Desolazione, 3.300 chilometri in linea d’aria dal primo centro abitato.

Giancarlo Pedote appare consapevole della forza della natura e capace di adattarsi al meglio alle condizioni meteo e del mare. La posizione è buona, la strategia finora condotta si è rivelata efficace.

Appuntamento al prossimo capo, a Cap Leuwin.

E intanto Prysmian Group fila veloce nelle fredde acque grigie.

Ai link qui sotto i video di Giancarlo Pedote

https://www.facebook.com/giancarlopedote75/videos/374039140506073

https://www.facebook.com/natgeotvitalia/videos/819624358822872

Marco Burchi
© Riproduzione riservata


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