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Attualità lunedì 07 settembre 2015 ore 14:22

La Toscana non ascolta i geologi

L'Ordine regionale denuncia: "In Toscana si fa poca prevenzione e i geologi vengono esclusi dalla difesa del rischio idrogeologico e sismico"



FIRENZE — Con 35 località colpite e 5 morti, nel 2014 la Toscana è stata tra le regioni italiane maggiormente interessate da frane e inondazioni. Lo rileva il Rapporto periodico sul rischio posto alla popolazione italiana da frane e inondazioni elaborato da IRPI-CNR. I cui dati che sono stati illustrati e commentati nel corso dell'iniziativa “Georischi, li (ri)conosco, mi difendo” che si è svolta a Firenze.

«Siamo primi fra le regioni Italiane per numero di sfollati nel 2014, oltre 2mila, e secondi nel periodo dal 1964 al 2013, oltre 67mila con anche 134 morti - si legge in una nota dell'Ordine dei geologi - Dal punto di vista sismico, su un totale di 287 Comuni, 92 sono ad alto rischio, 164 a rischio medio solo 24 sono a basso rischio. E a fronte di diverse migliaia di edifici pubblici, solo su 1.500 sono stati effettuati gli studi geologico sismici. E, di questi, solo 500 sono stati messi effettivamente in sicurezza".

Nonostante questo quadro, secondo i geologi le istituzioni pubbliche toscane continuano a non ricorrere alla loro professionalità per affrontare i problemi legati al rischio idrogeologico e sismico.

"Graduatorie in Regione ferme da decenni, mancanza di dirigenti geologi, scelta di altre professionalità nelle commissioni comunali del paesaggio - commenta Maria Teresa Fagioli, presidente dell'Ordine dei Geologi della Toscana - In un Comune dell’aretino il geologo non è stato ritenuto necessario nella commissione del paesaggio perché “sono già state svolte numerose indagini geologiche per il piano strutturale e per il regolamento” come se il territorio, e il paesaggio, non fossero realtà dinamiche: tanto varrebbe annullare anche la commissione, allora".  

"In molte regioni colpite dai dissesti sono stati organizzati addirittura i presidi, i geologi di zona. In Toscana no, e non è dato sapere con quale criterio - prosegue Fagioli - È con amarezza che siamo costretti a constatare come le uniche iniziative ritenute politicamente spendibili riguardino fondi da assegnare a chi ha avuto danni, magari finanziate con una ritoccatina di solidarietà al prezzo dei carburanti. Aiutare chi ha subito incolpevolmente danni è doveroso ma magari i cittadini preferirebbero sapere anche che cosa viene fatto affinché al prossimo acquazzone non debbano temere per i propri beni e attività, quando non per la propria vita».

"Per evitare i dissesti, ridurre al minimo i danni è necessario prevenire, e cioè curare la manutenzione ordinaria del territorio e costruire in modo adeguato - sottolinea la presidente dell'Ordine - Ma poiché, per quanto si ponga attenzione, le emergenze non sono eliminabili in toto, è altrettanto fondamentale avere una protezione civile efficiente durante le crisi".

E' per questo che, secondo i geologi, il problema non ha una soluzione immediata, siamo alla resa dei conti di una politica urbanistica suicida pluridecennale del tipo abuso-condono-danno-dichiarazione di calamità naturale. 

"La prevenzione deve partire dai cittadini per primi - ha spiegato il vicepresidente e responsabile della protezione civile dell'Ordine dei Geologi, Francesco Ceccarelli - Abbiamo capito che i cittadini non si informano. Quando si compra un'auto si vuole sapere tutto su freni, gomme, airbag. Quando si acquista una casa nessuno chiede del libretto del fabbricato, se la costruzione è antisismica, e come comportarsi in quella zona in caso di calamità».

Altro problema è il concetto dello sfruttamento economico. «Quando vengono fatti gli strumenti di pianificazione territoriale – continua Ceccarelli – arrivano migliaia di osservazioni dei cittadini che sono tutte di carattere economico urbanistico, ma non geologico. Si domandano e vogliono sapere solo se quel terreno è edificabile e come. Ma per tutelare il territorio e fare prevenzione non si può ragionare solo in termini economici».

 


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