
Siamo umani grazie alla tecnica (e malgrado Rousseau): ecco perché non è utile essere «felici» allo stato di natura

Cronaca mercoledì 11 gennaio 2017 ore 13:15
I milioni a nero del trio calabrese
Enormi investimenti immobiliari e redditi dichiarati quasi nulli hanno portato al sequestrio di beni per cinque milioni da parte della Dia
FIRENZE — Sono stati i movimenti di capitali e gli investimenti immobiliari milionari nascosti dietro a redditi dichiarati quasi nulli a scoperchiare il vaso che ha portato all'inchiesta coordinata dalla Procura di Firenze e sfociata nel sequestro preventivo di beni per 5 milioni di euro ai tre imprenditori calabresi Giuseppe Iuzzolino, Martino Castiglione e Vincenzo Benincasa. Tutte e tre sono originari di Strongoli, in provincia di Crotone ma da anni sono radicati in Toscana.
I sequestri, infatti, sono stati eseguiti tra Firenze, Prato e Pistoia e hanno riguardato 9 società, 19 immobili, 5 auto, una moto e 40 tra conti correnti e libretti di deposito.
Il fulcro delle attività illecite del terzetto, come spiega il Tribunale di Firenze nel provvedimento di sequestro, risulta essere la Sira Costruzioni, costituita nel 2002 con sede a Strongoli di cui Iuzzolino, insieme alla moglie, alle due figlie e al genero, detiene il 50 per cento del capitale. Il resto, invece, è suddiviso tra Castiglione, Benincasa e i loro familiari. A far scattare i sospetti è stato il pagamento in contanti e senza richiesta di finanziamento di un milione e trecentomila euro per l'acquisto, da parte dell'azienda, di un terreno a Prato per la costruzione di 66 appartamenti.
Nell'inchiesta, che vede i tre imprenditori indagati tra gli altri reati per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, sono finite molte società, tra cui note pizzerie, bar e pasticcerie a Firenze e Prato. Particolare attenzione è stata rivolta da parte degli investigatori alle movimentazioni bancarie dei tre. Alla fine è emerso che sui conti correnti personali dei tre e dei familiari sono stati versati dal 2009 al 2014 soldi per oltre un milione di euro.
Dalle indagini sono emersi anche contatti tra i tre indagati e la criminalità organizzata calabrese. In particolare sono stati accertati contatti con gli appartenenti alla 'ndrina Giglio di Strongoli.
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