Attualità lunedì 12 gennaio 2015 ore 13:30
Isis, quella scia nera che porta in Toscana
L'unica "foreign fighters" italiana avrebbe vissuto anche a Grosseto. Quando, da lì, transitò l'imam albanese ritenuto tra i reclutatori dei jihadisti
GROSSETO — Due nomi (Maria Giulia Sergio, alias Fatima Az Zahra, e Shefqet Krasniqi) accomunati dallo stesso luogo (Grosseto) nello stesso periodo (il 2013). Quella che potrebbe legare la Toscana al pericolo del terrorismo legato al fondamentalismo islamico è un filo sottilissimo. Ma tanto basta per tenere vivo e alto il livello d'allarme dopo i fatti di Parigi.
Lei, Maria Giulia-Fatima, è stata citata direttamente dal ministro dell'Interno Angelino Alfano: sarebbe infatti l'unica donna tra i quattro connazionali dei 53 combattenti della guerra santa partiti dal nostro paese. Lei, 27enne, nata a Torre del Greco e convertita all'Islam nel 2009, in Toscana ci è arrivata nel 2013 dopo essere transitata dalla Lombardia, aver lasciato un fidanzato marocchino ed essersi sposata con uno albanese, anche lui di fede islamica.
Di lì la trasformazione, il cambio del nome, il niqab a coprirla integralmente. E poi il passaggio in Toscana, dove viveva la famiglia del marito, nello stesso periodo in cui un gruppo islamico decise di ospitare nel capoluogo maremmano anche l'imam di Pristina Shefqet Krasniqi, oggi in carcere in Kosovo perché accusato di reclutare jihadisti.
“Non ho mai conosciuto questa ragazza. Né ho mai sentito parlare di lei”, ha detto ai giornalisti Zejnunna Sadiki, l’imam della moschea grossetana. Lui che, raccontano le cronache di quei giorni, fu proprio la persona che invitò Krasniqi e ne riprese anche alcune frasi per pubblicarle sul profilo Facebook del centro islamico grossetano. "Krasniqi non ha mai invitato nessuno a Grosseto ad arruolarsi per andare a combattere in Siria" dice sicuro Sadiki in un virgolettato pubblicato da il Giornale.
Eppure, stando agli inquirenti, proprio a un gruppo di fondamentalisti albanesi si sarebbe unita Maria Giulia-Fatima che dallo scorso anno ha fatto perdere le sue tracce, ha smesso di aggiornare i social network e secondo gli inquirenti avrebbe raggiunto la Siria transitando per la Turchia.
Il punto interrogativo, insomma, è se quella potenziale cellula abbia conservato o meno dei legami sul territorio toscano. "La cellula è sotto controllo, viene seguita ma finora non ha dato segnali di probabili rischi" ha spiegato il prefetto di Firenze Luigi Varratta. Che, più in generale, ha fatto sapere di "non avere segnali di particolare allarme" pur trattandosi certamente di una "situazione di allerta e di massima attenzione".
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