Attualità giovedì 09 aprile 2020 ore 13:31
Imprese ferme, industriali sollecitano le aperture
Fase 2 della pandemia in Italia, Confindustria Toscana Nord chiede strumenti per la tutela e il rilancio del sistema produttivo
LUCCA — Nel territorio di Lucca, Pistoia e Prato c'è il 78% delle imprese ferme, e per ogni settimana di chiusura si stima una perdita di 88 milioni di valore aggiunto. Sono imprese con una forte connotazione manifatturiera dal tessile all'abbagliamento passando la nautica e il lapideo, secondo Confindustria Toscana Nord tutte aree come Versilia e Pistoiese fortemente penalizzate dalla chiusura imposta dal governo per il contenimento del coronavirus. E adesso gli industriali sollecitano le riaperture con strumenti di tutela e il rilancio del sistema produttivo.
Liquidità effettivamente e rapidamente fruibile, fiscalità che tenga realmente conto delle condizioni delle imprese, differimento dell'entrata in vigore della nuova disciplina della crisi d'impresa, tutela delle filiere, ammortizzatori sociali: questi i principali capitoli in cui si articola il documento stilato da Confindustria Toscana Nord e trasmesso al mondo della politica e delle istituzioni in vista della fase 2 della pandemia in Italia.
Nel complesso delle province di
Lucca, Pistoia e Prato lavora il 22% del totale delle imprese
manifatturiere, corrispondente al 29% degli addetti. A livello
provinciale, a Lucca rientra nei codici Ateco autorizzati all'apertura
il 37% del manifatturiero, corrispondente al 54% degli addetti; a
Pistoia il 26% del manifatturiero con il 29% degli addetti; a Prato il
13% del manifatturiero con il 12% degli addetti (ancora inferiori i dati
del distretto tessile pratese, che include anche comuni limitrofi del
fiorentino e del pistoiese e che vede operative il 10% delle imprese con
il 12% degli addetti).
Sul piano fiscale Confindustria Toscana Nord chiede
misure speciali per le aziende che hanno dovuto chiudere e anche per
quelle attive in difficoltà, attestata da cali di fatturato pari almeno
al 20% nel mese di marzo 2020 rispetto allo stesso mese del precedente
periodo d’imposta o nei mesi successivi rispetto ai corrispondenti mesi
del precedente periodo d’imposta. La richiesta è di sospensione dei
versamenti e adempimenti tributari, inclusi quelli locali, e dei
contributi previdenziali e assistenziali fino a due mesi dopo la
dichiarazione di “fine emergenza”. La diversa previsione nel testo del
decreto liquidità in questo senso, pare ancora inadeguata. Necessari
anche interventi di ristoro e compensazione fiscale e garanzie statali a
supporto dell'assicurazione dei crediti commerciali; da cancellare
anche la plastic tax.
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