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Noi, turiste zozzone

di - domenica 14 luglio 2024 ore 00:05

Un bagno pubblico in Corea del Sud - Foto Blue Lama
Un bagno pubblico in Corea del Sud - Foto Blue Lama

Il percorso per arrivare fino alla lanterna di marmo posta sulla sommità della cupola del Duomo di Firenze, a quasi 100 metri di altezza, è uno dei più affascinanti del mondo. Non si tratta solo di salire 463 gradini: il camminamento realizzato da Filippo Brunelleschi si snoda fra rampe, corridoi, due ballatoi con vista impressionante sull'interno della cattedrale e sugli affreschi del giudizio universale, e poi meandri, improvvise deviazioni, cunicoli. Un'esperienza che emoziona ancor prima di conquistare la vetta e l'affaccio straordinario sulla città. Ovviamente è anche tutto molto stretto, si cammina in fila indiana e si fatica ad avanzare nei punti di contatto fra chi sale e chi scende.

E' per questo che mi ha preso in contropiede la notizia che, qualche giorno fa, una turista di apparente origine europea si è tirata giù le mutande e ha defecato proprio in quel passaggio angusto e affollato. Per carità, un corto circuito intestinale capita a tutti, con questo caldo, poi... Il problema è che la turista in questione non si è preoccupata di raccogliere quel che le era uscito dal basso ventre. Si è riassettata e ha lasciato tutto lì. A ripulire hanno dovuto provvedere gli addetti del museo dell'Opera del Duomo, allertati da altri visitatori spiacevolmente inciampati sul ricordino puzzolente della tizia.

Ma come? In due terzi delle cittá del pianeta è un obbligo di legge raccattare la cacca dei cani e questa cafona ha osato abbandonare i propri escrementi in quel miracolo architettonico che è il Cupolone di Santa Maria del Fiore. Turismo usa e getta in senso letterale. La faccia al posto del didietro, proprio.

L'episodio mi ha fatto però ricordare che anch'io, una volta, mi sono comportata da turista zozzona. In tutt'altro contesto ma provocando un'identica reazione di rabbia e di disgusto.

Mi trovavo con un gruppo di amici in Mozambico. Era il 2008 e quel magnifico Paese, riaperto al turismo dopo quasi vent'anni di guerra civile, era ancora disseminato di mine. I viaggiatori potevano circolare solo sulle strade asfaltate, peraltro disastrate, senza addentrarsi nelle campagne o nelle foreste perchè il pericolo di saltare in aria era elevato. Durante gli spostamenti fra una localitá e l'altra, bisognava rimanere sulla strada anche per espletare i bisogni corporali. Ovviamente per i maschi non era un problema mentre noi donne eravamo costrette ad accucciarci accanto alle auto, nascondendoci - si fa per dire - nello spazio fra le due portiere aperte. Una situazione imbarazzante e scomodissima che tutte cercavamo di far durare il meno possibile. Di conseguenza, quando ci tiravamo su i pantaloni in fretta e furia, l'elastico della biancheria intima finiva di traverso nel posto sbagliato. E cominciava un'altra tortura.

Un pomeriggio, mentre attraversavamo in auto una zona collinare diretti a Ilha de Mozambique, avvistammo un breve sentiero che dalla viabilitá principale portava fino a un muro. Un centinaio di metri più in lá si intravedeva, fra gli alberi, una casa. Ci fermammo subito e una mia amica ed io ci precipitammo dietro al muro, contentissime per quell'insperato wc-stop con un minimo di privacy

Nessuna delle due aveva ancora finito quando, all'improvviso, una voce tuonò alle nostre spalle in portoghese: "Ma cosa state facendo? Smettete immediatamente!". Scattammo in piedi coprendoci alla meglio, in un turbinare di pezzi di carta igienica. Ci voltammo. Di fronte a noi c'era un agricoltore alto e dinoccolato, il probabile proprietario del campo e del muro. "Raccogliete quella roba e gettatela là dentro!" sbraitò l'uomo, indicando col dito un cassone di legno in fondo al muro. Poi aggiunse: "Ma perchè vi siete messe lì? La mia casa si vede benissimo da qui, potevate bussare e mia moglie vi avrebbe fatto usare il nostro gabinetto!". Infine la domanda fatidica: "Nel vostro Paese vi comportate così?".

No, in Italia non ci saremmo comportate così. Un'ondata di vergogna ci sommerse. La mia amica ed io raccogliemmo quel che avevamo prodotto e lo depositammo dove ci aveva indicato il contadino. Durante l'operazione ci scusammo a più riprese. Le nostre scuse non furono accettate.

Bluelama2023@gmail.com

P.S. Il governo del Mozambico ha dichiarato conclusa la bonifica del territorio dalle mine nel 2015.

La cupola del Duomo di Firenze

Foto Toscanamedianews.it