Attualità sabato 24 febbraio 2018 ore 11:27
Chiude l'edicola confiscata alla mafia
A darne notizia con dispiacere l'associazione Libera, che però ha già in mente un progetto di riconversione per il chiosco di Borgo
PISA — "Con dispiacere - hanno comunicato dall'associazione Libera di Pisa - siamo a comunicare che a partire dal 1° marzo 2018 cesserà l’attività di rivendita dei giornali dell’edicola “I Saperi della Legalità” di Borgo Stretto, prima azienda toscana confiscata alle mafie riutilizzata ad uso sociale. Stiamo tuttavia già lavorando ad un progetto di riconversione del chiosco, che presenteremo il 21 marzo, in occasione della manifestazione regionale della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie".
Dopo quattro anni di attività, dunque, l'edicola chiude, più che altro per difficoltà economiche, ma il nuovo progetto si pone l'obiettivo "che il patrimonio valoriale e culturale costruito in questi anni attorno all'edicola di Borgo Stretto non vada disperso, ma anzi continui a produrre, in una forma diversa e magari con una maggiore partecipazione e corresponsabilità della rete associativa e istituzionale della città, nuove e importanti ricadute sociali".
Non una “sconfitta” quindi, ma una nuova partenza, con la stessa determinazione e gli stessi sogni di quattro anni fa. "La decisione di cessazione dell'attività di rivendita - hanno spiegato da Libera -, con la conseguente riconversione, deriva dalle molteplici difficoltà già rese pubbliche in occasione di tavoli istituzionali e convegni: la crisi del settore editoriale che sta producendo la serrata di molte edicole stritolate tra il calo delle vendite cartacee e i bassi margini di profitto, l’impossibilità di differenziare l’offerta del prodotto, la chiusura temporanea di alcuni mesi dell'attività sequestrata prima dell’attuale gestione, i molti oneri di spesa (suolo pubblico, pubblicità, locazione dell’attività verso l’autorità giudiziaria, ecc.) che non tengono conto della particolarità dell’azienda confiscata, la gestione di tipo aziendale che pur garantendo la qualità degli inserimenti lavorativi del personale iscritto alle categorie protette, si è rivelata troppo onerosa e non indicata per un’attività generalmente gestita a conduzione familiare”.
In allegato la lettera che verrà distribuita ai lettori dell’edicola.
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