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Il rapper Salmo libera in mare l'aragosta ordinata al ristorante: «Mi ha guardato negli occhi e non sono riuscito a mangiarla»
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Attualità mercoledì 11 maggio 2016 ore 10:40
Uffici e case perquisiti contro il caporalato
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Al vaglio degli inquirenti la documentazione contabile e amministrativa delle imprese e i rapporti con la coppia di coniugi caporali
FIRENZE — Il caso degli immigrati che ogni giorno venivano trasferiti da Prato al Chianti per massacranti turni di lavoro sottopagato e spesso accompagnato da botte e minacce ha scoperchiato vaso di Pandora sui cui ora gli inquirenti sono determinati a fare piena luce.
Molte le perquisizioni che sono state eseguite tra Prato e il Chianti fiorentino. Perquisiti uffici e case dei titolari delle aziende coinvolte anche se questi, per il momento, non risultano indagati.
Quello che, anche attraverso i documenti contabili e amministrativi prelevati, gli inquirenti cercano di ricostruire è il rapporto tra le aziende vitivinicole e i due coniugi pakistani a cui faceva capo l'organizzazione che gestiva i lavoratori sfruttati. Quando sono arrivati gli investigatori, i titolari delle aziende hanno contattato subito i loro avvocati.
Altri accertamenti, da quanto emerso, serviranno a capire se i lavoratori sfruttati siano stati indirizzati anche a piccole fattorie dell'indotto di aziende vitivinicole più grandi.
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