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Attualità lunedì 23 giugno 2025 ore 17:54

Tac per sbirciare dentro le uova di dinosauro

Tomografia computerizzata e spettroscopie ottiche hanno permesso di ricostruire la storia celata nei fossili di 80 milioni di anni fa



SESTO FIORENTINO — Tomografia computerizzata e spettroscopie ottiche per due uova di dinosauro, risalenti al Cretacico Superiore (circa 70-85 milioni di anni fa) e provenienti dalla Cina. Le indagini scientifiche, che si sono da poco concluse, sono state effettuate in Toscana nell'ambito di uno studio coordinato da Andrea Barucci dell’Istituto di fisica applicata “Nello Carrara” del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifac) di Sesto Fiorentino. 

Obiettivo, indagare le microstrutture interne e le caratteristiche superficiali delle uova fossili, in buono stato di conservazione, provenienti da distinte aree geografiche della Cina e appartenenti a due famiglie di dinosauri diversi: probabilmente un Oviraptoroide e un Terizinosauro (o un Adrosauro).  A tale scopo, spiega una nota del Cnr, è stata impiegata un’ampia gamma di metodologie avanzate, tra cui tecniche di micro-tomografia computerizzata (micro-TC), tomografia computerizzata (TC) e spettroscopie ottiche.

Il progetto ha coinvolto un team multidisciplinare di esperti. Le uova provengono dalle collezioni didattiche di Progetto Theia di Paolo Conte e Antonella Senese, divulgatori scientifici, che le utilizzano in alcune delle attività divulgative nelle scuole.

Le indagini sono iniziate con la micro-tomografia, effettuata al Cnr-Ifac. Questa tecnica, spiega l'istituto, ha permesso di "scandagliare le microstrutture all’interno delle uova, rivelando dettagli sorprendenti come il guscio collassato, fratture superficiali, residui di infiltrazioni antiche e recenti e probabili residui cristallizzati del contenuto originale".  Non solo: le tomografie hanno infatti permesso una ricostruzione tridimensionale completa dell’intero uovo, fornendo una visione dettagliata che sarebbe stata impossibile con metodi tradizionali. 

Successivamente, le uova sono state sottoposte a tomografia computerizzata. Una tac che ha permesso di visualizzare le parti delle uova nascoste nella roccia circostante che le ha parzialmente inglobate, e ricostruire così la forma originale del fossile, rendendo visibili particolari che il sedimento aveva celato per milioni di anni. 

“Queste indagini ci hanno permesso di tratteggiare la storia di queste uova - spiega Paolo Conte- poiché al loro interno sono presenti frammenti di parti del guscio, ciò significa che le uova si sono parzialmente rotte nel momento in cui una colata di fango ha travolto i rispettivi nidi di deposizione. Così pezzi del guscio sono precipitati, insieme al fango, nelle parti occupate dall’albume e dal tuorlo. La mancanza di fossili embrionali ci dice che le uova erano state deposte solo da pochissimo tempo e che l’evento che ha portato al loro seppellimento è avvenuto prima che si sviluppassero forme embrionali”.

Ricostruire la storia di queste uova fossili è stato un vero e proprio lavoro di squadra. Il Museo Gamps (Gruppo Avis Mineralogia e Paleontologia di Scandicci) ha contribuito con i suoi ricercatori Simone Casati e Andrea Di Cencio; dal Cnr-Ifac, Juri Agresti e Salvatore Siano hanno curato la parte di micro-TC, mentre Daniele Ciofinisi è occupato delle misure spettroscopiche, fondamentali per investigare le proprietà dei pigmenti e della superficie delle uova. Un ruolo essenziale per la riuscita delle indagini è stato ricoperto dalla collaborazione con la Radiologia della Ausl Toscana Centro. Sotto il coordinamento di Roberto Carpi, sono state effettuate le indagini di tomografia computerizzata avvalendosi di strumentazione di ultima generazione e dei tecnici Sanitari di radiologia medica Valentina Parrini, Riccardo Bani e Sarah Pauletta.

"È stata una grande opportunità mettere le nostre avanzate tecnologie di imaging al servizio di un progetto di così straordinario valore paleontologico -  commenta Carpi - La professionalità dei nostri Tecnici Sanitari di Radiologia Medica è stata fondamentale per ottenere scansioni di altissima qualità, rivelando dettagli che ci proiettano indietro milioni di anni."

“Sapevamo già in partenza che trovare un embrione di dinosauro sarebbe stata un’eventualità estremamente rara - commenta Barucci - Il nostro obiettivo primario era indagare come le nuove tecnologie di imaging possano fornire indizi senza precedenti su questi campioni unici, rivelando i segreti della loro formazione e conservazione nel corso di milioni di anni. Abbiamo acquisito immagini eccezionali, con dettagli notevoli, ma c’è ancora molto da indagare”.


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