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Attualità lunedì 18 luglio 2022 ore 17:55

Si accascia al market, un'altra cliente gli salva la vita

Pietro Tondelli e Valentina Mencherini
Pietro Tondelli e Valentina Mencherini

Pietro, 58 anni, ha avuto un arresto cardiaco tra gli scaffali. Ma c'era anche Valentina, infermiera, che col defibrillatore ha evitato il peggio



BIBBIENA — Mercoledì, estate, fa caldo. Molto caldo. Scatta quindi la voglia di fare shopping in un centro commerciale della vallata. Fin qui tutto normale, se non fosse che per Pietro Tondelli, 58 anni, residente a Bibbiena, la giornata si è trasformata in un incubo: all'improvviso il suo cuore che si è fermato. Buio, paura. Poi è arrivata un'altra cliente, Valentina Mencherini, infermiera del distretto sanitario di Arezzo, e utilizzando un debrillatore gli ha salvato la vita.

“Ero li per fare la spesa con la mia bambina che improvvisamente mi ha chiesto: 'Mamma come mai quel mobilino del pane si muove?' Mi sono girata e ho notato delle persone piegate in avanti - ha raccontato Valentina Mencherini - All’inizio ho pensato raccogliessero del cibo, poi ho visto che stavano adagiando un uomo a terra. Intorno c’era un silenzio totale. Mi sono subito avvicinata e insieme a due clienti abbiamo posizionato Pietro sul pavimento. Non c’era tempo da perdere e ho chiamato immediatamente il 118 iniziando subito l’RCP (il massaggio cardiaco, ndr). Erano le 16.59. Nel frattempo mi era stato portato il defibrillatore. In quel momento devo dire di aver avuto un istante d’esitazione ma poi mi sono detta: è lui che me lo chiede, il ritmo è defibrillabile".

"Ho quindi proceduto alla scarica, ho continuato il massaggio e Pietro ha ripreso a respirare, come succede nei film - ha raccontato ancora Valentina - Ho cercato di rassicurarlo e di spiegargli cosa era successo. Ho chiamato di nuovo il 118 per avvisarli che aveva ripreso conoscenza. Erano passati solo 10 minuti. Poi è arrivata l’ambulanza e Pietro è stato trasportato in ospedale. Questo dimostra quanto la formazione anche del singolo cittadino insieme alla presenza in tutto il territorio di defibrillatori possa trasformare un tragico evento in un lieto fine, come è accaduto a Pietro”.

“Divido la mia disavventura in due fasi ben distinte - ha sottolineato Pietro - La prima legata al ricordo del mio ingresso nel supermercato. La seconda alla fase in cui sento delle voci che mi chiamano ma è tutto molto confuso. Solo dopo l'intervento chirurgico in ospedale ad Arezzo ho cominciato ad avere dei ricordi più netti e precisi e a realizzare di essere ancora vivo. Ricordo di aver pensato che se non ero morto era solo per il fato". "Poi, però, ho capito che non è stata solo questione di fortuna - ha dichiarato Pietro - Se non ci fosse stato un defibrillatore ed una persona come Valentina, preparata ad intervenire, probabilmente non sarei qui. Vorrei anche ringraziare i professionisti del 118, i medici e gli infermieri di cardiologia del San Donato, uomini e donne eccezionali, preparati e sempre disponibili. Insomma per farla breve, la tanto bistrattata sanità pubblica, almeno per quanto mi riguarda, ha fatto ben oltre il suo dovere e merita in pieno tutta la mia riconoscenza”.

“La storia di Pietro rappresenta un vero esempio positivo di come può funzionare il sistema sanitario d’emergenza - ha commentato Massimo Mandò, direttore del dipartimento di emergenza urgenza della Asl Tse - Per ottenere questi risultati, però, è fondamentale che anche i cittadini e la comunità partecipino attivamente. Nei luoghi affollati, ad esempio, devono essere presenti, come è previsto dalla legge, i defibrillatori e ci devono essere persone formate per l’emergenz  ma spesso non è così. Nella nostra provincia grazie al progetto Arezzo Cuore abbiamo circa 1100 defibrillatori e oltre 35mila persone formate al suo utilizzo. Sono numeri senza dubbio importanti ma che non ci possono bastare".


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