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Attualità venerdì 30 ottobre 2020 ore 17:39

Covid e trombosi, c'è il rischio di ammalarsi in modo grave

Uno studio ha rivelato che i pazienti con rischio embolico e infettati dal coronavirus hanno un rischio di mortalità più alto



SIENA — Lo studio italiano coordinato dal professor Alberto Palazzuoli, dell'Auo Senese, ha permesso di stabilire che i soggetti con rischio embolico con polmonite da coronavirus sono più suscettibili ad ammalarsi in maniera più seria.

Pubblicato sull'American Journal of Cardiology, lo studio ha analizzato 960 pazienti provenienti da diversi ospedali italiani nel periodo Marzo-Aprile 2020, provenienti da Toscana, Piemonte, Lombardia e Lazio ed ha dimostrato come uno score tradizionalmente usato per identificare i pazienti con elevato rischio tromboembolico sia in grado di prevedere il rischio di mortalità per quel paziente durante la fase di ospedalizzazione.

"Il semplice calcolo numerico della presenza di alcuni fattori predisponenti – ha sottolineato Alberto Palazzuoli - quali l'età sopra i 65anni, sesso, ipertensione, diabete, storia di cardiopatia ischemica, ATS generalizzata, cioè sindrome da tortuosità delle arterie, ed insufficienza cardiaca, ha permesso di stabilire che i soggetti con un valore intermedio ed elevato erano più suscettibili di prognosi sfavorevole". 

"L’idea di applicare questo algoritmo di rischio embolico sui pazienti con infezione COVID19 – conclude Palazzuoli - è nata dal presupposto che i soggetti infettati costretti a letto vanno incontro sia a complicanze respiratorie, che ad eventi trombotici vascolari quali coagulazione intravascolare disseminata ed embolia polmonare. Da questa osservazione clinica e fisiopatologica, è scaturito il disegno dello studio che ha applicato un algoritmo noto agli specialisti e fruibile a tutti gli operatori sanitari, con lo scopo di riconoscere già ad un primo esame clinico quei soggetti con una prognosi più infausta e con un rischio aumentato".

Nel lavoro pubblicato sull’autorevole rivista americana American Journal of Cardiology, viene poi spiegato come l’applicazione di questo protocollo a tutti i pazienti ospedalizzati possa avere delle ripercussioni terapeutiche grazie all’uso di farmaci anticoagulanti come l’eparina in grado di prevenire gli eventi tromboembolici associati all’infezione a livello della circolazione polmonare e quindi di poter ridurre la mortalità dei soggetti colpiti.


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COVID e rischio di mortalità. Da Siena un nuovo algoritmo per identificare i pazienti a rischio più

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