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Attualità venerdì 27 ottobre 2017 ore 13:05

Guerra tra Comune e Bpvi per il Cristo di Bellini

Il 'Cristo crocifisso in un cimitero ebraico' di Giovanni Bellini

Braccio di ferro legale sul ritorno a Prato dell'opera della Galleria Alberti. Ricorso della ex Popolare di Vicenza a Mattarella. Ira del sindaco



PRATO — La guerra legale tra il Comune di Prato e la ex Banca Popolare di Vicenza, ora in liquidazione coatta amministrativa, non si placa e ora oggetto del contendere è la preziosa opera del Bellini, il cinquecentesco 'Cristo Crocifisso in un cimitero ebraico'. La BpVi ha presentato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ottenere la revoca del vincolo sulla tela. In altre parole per poterne disporre liberamente. Il dipinto fa parte delle opere del Palazzo degli Alberti, sede storica della ex Cassa di Risparmio di Prato, poi passato all'istituto veneto e infine a Banca Intesa dopo la cessione dello scorso giugno. 

La comunicazione del ricorso è stata notificata al Comune e ha subito fatto saltare i nervi al sindaco di Prato Matteo Biffoni. “Sul fronte meramente giuridico il Comune di Prato si costituirà in giudizio depositando una memoria difensiva nell'interesse di tutta la città – ha detto il primo cittadino - Resta però aperta una questione politica perché questo atto segna un’imbarazzante e preoccupante continuità con la gestione Zonin. Appellarsi addirittura al Capo dello Stato significa tradire quel segnale di apertura vantato nei confronti della città di Prato mettendo a disposizione della città le opere provenienti dalla Galleria degli Alberti e continuare a percorrere la strada intrapresa dell’ex presidente Zonin. Come città faremo una battaglia culturale in tutte le sedi, ma credo sia doveroso da parte della liquidazione coatta amministrativa, proprietaria dei quadri, una spiegazione”.

Una dichiarazione che arriva alla luce dell'accordo siglato lo scorso gennaio tra l'ex BpVi, il Comune di Prato, Confindustria Toscana Nord e la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato nel quale le parti si impegnavano proprio alla valorizzazione della Galleria degli Alberti, incluso quindi il Bellini conteso. Il tutto sul territorio di Prato e indipendentemente da ogni pronunciamento degli organi di tutela. Ora che la Popolare di Vicenza non esiste più, sostiene il Comune, l'accordo delle essere rispettato e onorato dalla liquidazione coatta amministrativa e da Banca Intesa che ora è proprietaria di Palazzo degli Alberti. 

Le armi sono affilate e gli animi caldi perché quella che riguarda le opere della Galleria, è "una battaglia che non deve e non può essere ridotta ad una questione soltanto pratese. La BPVi, o quel che per colpa imprenditoriale di Zonin ne resta, non è il primo né sarà l'ultimo soggetto che tenterà di rendere privato e particolare quello che è invece di proprietà di una comunità, ovvero di tutti, in questo caso di tutti noi pratesi", ha concluso Biffoni. 


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