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Attualità venerdì 08 maggio 2020 ore 13:50

Un sorriso sulla tuta per i pazienti Covid

infermieri covid
Foto ufficio stampa Asl Toscana Centro

Gli infermieri della terapia intensiva dell'ospedale Santo Stefano hanno stampato i loro volti sulle divise di lavoro: "Così rompiamo le barriere"



PRATO — Dietro le tute e gli scafandri divenuti ormai tristemente familiari a causa dell'emergenza Covid è difficile instaurare un rapporto di vera umanità con i pazienti che, specialmente nelle terapie intensive, hanno invece bisogno anche di calore e di vicinanza da parte degli operatori sanitari. Per questo il team di infermieri dell'ospedale Santo Stefano ha deciso di stampare sulle tute i volti di ciascun infermiere

“E’ stata una idea immediata - ha detto Beatrice Bettazzi, coordinatrice infermieristica della terapia intensiva Covid – nel nostro reparto arrivano i pazienti più gravi, nei loro sguardi c’è la paura, la solitudine, la sofferenza. Tutto il team degli infermieri ha cercato di trovare un sistema per comunicare con gli ammalati e per essergli più vicini. Quando ci hanno visti entrare con le tute personalizzate dalle nostre foto, ci hanno sorriso, qualcuno si è commosso e per noi è stato un momento toccante, che ci ha emozionato e che non scorderemo mai". 

Un'iniziativa, quella dei volti sulle tute, che ha rafforzato ulteriormente lo spirito di squadra tra gli operatori, indispensabile per affrontare questa difficile emergenza. 

“Questa è stata la nostra forza- ha aggiunto la coordinatrice Bettazzi – come in una famiglia abbiamo affrontato questo momento difficile tutti insieme, scambiandoci le nostre emozioni, i nostri timori e siamo andati avanti. Tutti gli infermieri hanno lavorato sempre con dovere e responsabilità affrontando una situazione nuova alla quale nessuno avrebbe mai pensato. Sono orgogliosa della mia squadra". 

“L’esperienza che abbiamo vissuto - ha raccontato Daniela Ammazzini, dirigente assistenza infermieristica dell’ospedale - ha fatto emergere il grande senso di responsabilità di ciascun operatore, la voglia di essere sempre vicino ai pazienti anche nei momenti meno facili. Non nego la forte emozione che ho provato quando i colleghi mi hanno raccontato delle loro sensazioni di fronte ad un paziente in seria difficoltà respiratoria e forte paura di non farcela, oppure della loro profonda delusione quando purtroppo le cose non sono andate per il meglio. Ed ecco la necessità di farsi riconoscere, non solo come professionista, ma anche come “persona” tanta è la voglia di rassicurare l’altro e dirgli “Io ci sono, non sei solo” anche se lontano dagli affetti della famiglia e delle persone più care. E’ stato grande l’impegno anche per garantire l’umanizzazione dell’assistenza: un principio cardine della nostra professione.”


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