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Attualità giovedì 20 maggio 2021 ore 12:56
Passa il Giro e riemerge un segreto di Pantani
La storia curiosa di una strana amicizia che per anni è stata vissuta in silenzio vicino al Passo della Consuma. Una telefonata e tante bistecche
PELAGO — “Marcello oggi passo”. Una breve telefonata. Quasi una frase in codice. Poche parole, pronunciate la mattina, di buon’ora. Niente di strano, se non fosse che dall’altra parte del telefono, in Romagna, il tizio che parlava si chiamava Marco. Marco Pantani, per la precisone. Una sorta di mito per chi ha il ciclismo nel sangue.
Dall’altra parte del telefono rispondeva Marcello Carletti, il suo nome ai più non dice niente. In tanti invece conoscono il prodotto della sua sapienza artigiana: la famosa schiacciata della Consuma che ogni domenica, specialmente d’estate, attira frotte di fiorentini, parimenti attratti dal panorama, dal fresco e dalle schiacciate (spesso farcite di prosciutto) impastate con le sue mani da Marcello.
L’unico che non era prorpio interessato alla famosa 'schiacciata con il prosciutto' della Consuma era proprio Marco Pantani. Quella telefonata in codice “Marcello oggi passo” aveva un preciso significato per il signor Carletti. Infatti il bottegaio della Consuma lasciava perdere per un po’ le sue miracolose impastatrici, che di buon’ora funzionano già nel suo retrobottega, e andava dal macellaio a comprare una bella bistecca, da cucinare poi alla fiorentina.
Verso mezzogiorno, proprio dal versante emiliano-romagnolo arrivava lui: il Pirata. Silenzioso, neanche troppo sudato. Appoggiava la sua bici fuori dalla bottega di Marcello e si metteva seduto al tavolino in legno, quello che si trova sulla sinistra, appena si entra nel negozio, tra giornali e riviste. In silenzio Marco aspettava che Marcello gli portasse il suo piatto preferito.
La bistecca di Carletti era il rifornimento “non volante” di Pantani. Mentre i suoi colleghi si ingozzavano di maltodestrine e carboidrati, lui metteva il piede a terra e si riempiva delle gustose proteine della carne. Chissà se il suo fisico asciutto, che gli permetteva di scalare le montagne a doppia velocità, non dipendesse proprio da questa dieta proteica.
Sta di fatto che questa sosta da Marcelllo era diventato per il Prata quasi un rito propiziatorio, prima di affrontare i grandi appuntamenti stagionali, quasi come gli allenamenti sul suo Carpegna.
Tra Marcello e Marco c’era un tacito accordo. Soprattutto tacito. In certi momenti, con certe persone, le parole non servono. Poi, un giorno, Marcello ruppe il silenzio. “Marco, portamela un tua fotografia, quando ripassi da qui”.
Pantani non rispose: “Forse si sarà offeso” penso un po’ preoccupato Carletti, che penso fra sé e sé: “meglio lasciar perdere”.
Passarono giorni, e passò e ripassò Pantani dalla Consuma. Finché, in un mezzogiorno di primavera, Marco non si sedette subito al tavolino tra i giornali. Anzi, estrasse dalla maglietta una pagina di giornale, con una sua foto. L'aveva ripiegata con cura e se l'era portata dietro da Cesenatico. L'aprì e la porse a Marcello: “Vedi che mi sono ricordato”.
Da quel giorno quella foto, consegnata “brevi manu” proprio dal Pirata, campeggia, incorniciata, appesa alla parete in cui è accostato il tavolino dove si sedeva sempre Pantani. Eterno ricordo di un uomo, dal grande cuore, di poche parole e dal grande appetito.
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