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Auguri

di - martedì 20 dicembre 2022 ore 10:00

Il problema non è che polvere siamo e polvere torneremo. Quello si sa e non possiamo farci nulla. E alla fine il peggio sarà prima, ma dopo chissenefrega. Che volete che importi, dopo. Il male è che alla polvere non riusciamo a sfuggire. Si insinua e si deposita ovunque, di continuo, incessantemente, sempre. Perché tanta polvere? Siamo noi che la produciamo? Sono le cose? Il tempo? L’incuria e il trasando di vivere? Le nostre case sono depositi di polvere, come le nostre vite di ricordi. Che mai possiamo chiedere alla polvere? Non cresce nulla sulla polvere e forse nemmeno sui ricordi. Solo gli affetti restano, se restano. Spazzare via la polvere, riscattarsi: la polvere e troppi ricordi. Passare il cencio in terra e stare a guardare un lavoro ben fatto, al sicuro. Respirare la pulizia dell’interno. Come il profumo del bucato steso in casa, al riparo dalla pioggia che batte ai vetri e si annuncia la tempesta. Mentre aspettiamo il sole.

Tutto si sciupa, tutto si rovina. Ciò che nasce, muore. E noi vorremmo essere eterni come certe meduse, invece non sappiamo quanto, per effetto del riscaldamento globale provocato, ci resterà di terraferma da vivere: e non siamo nemmeno meduse. Né vogliamo sapere che, per l’aumento della radiazione solare, ci restano poco più di un miliardo di anni, prima che evaporino gli oceani e il vapore acqueo ci soffochi. E cinque miliardi restano alla Terra, prima di essere inghiottita dal sole gonfio e ingigantito. Divenuto una gigante rossa per l’esaurirsi dell’idrogeno, fuso per brillare e riscaldarci. Perché al Sole basta apparire, per illuminare e dare calore al mondo. La nostra buona stella che ci gratifica di albe e di tramonti! Ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno. Ogni giorno, ma non per sempre. Anche se niente si crea e niente si distrugge, ciò che dà inizio, dà anche la fine. La vita è apparsa tre miliardi e mezzo di anni fa sul nostro pianeta, all’inizio della sua fase abitabile. E noi, la specie umana, siamo sulla Terra, “in questo oscuro granel di sabbia, il qual di terra ha nome”, soltanto da duecentomila o trecentomila anni e abbiamo ancora un miliardo di anni per cercare di raggiungere un altro pianeta e un altro sistema stellare compatibile con la vita. Oppure scompariremo. Saremo estinti. E però la cifra e la misura della nostra esistenza e del nostro viaggiare sulla Terra e oltre la Terra, dipendono da come la trattiamo ora: se ci daremo qualità, giustizia, conoscenza e tempo per viverci e lasciarla.

Non tutto è come appare, o quel che appare. Da una pianta gialla, il guado, si ricava il blu. In realtà dalle foglie, ma è singolare come la natura ami nascondersi, ami confondersi e confonderci. Con la pluralità simultanea di verità opposte, con la fisica quantistica e la geometria non euclidea. Con la perfezione complessa del broccolo romanesco che è un frattale e sembra un disegno inestricabile di Escher. Niente male per un broccolo, ancorché romanesco: la semplicità che interpreta il complesso. La successione di Fibonacci, la sezione aurea, la proporzione divina, il principio d'indeterminazione, l’equazione dell’amore, sono il ripetersi perfetto, sono la rappresentazione e la misurazione dell’incommensurabilità della natura. La perfezione congiunta all’imperfetto. La formula ricercata che ci spieghi e ci descriva.

E noi ti ringraziamo, Universo, per il Big Bang che a tutto ha dato inizio e se qualcosa c’era prima per ciò che c’era o no, per le galassie lontane e le costellazioni, i pianeti e gli ammassi stellari, per le stelle che splendono e le siderali già spente che ancora ci mandano luce e per i buchi neri che la trattengono e per la materia e l’energia, comprese quelle che sprechiamo, e per la necessità e la colpa di farlo. Noi antimaterialisti ringraziamo per l’antimateria, per la materia oscura e la fisica delle particelle e ringraziamo, anche se increduli, per il bosone, la particella di Dio che abbiamo scoperto con la scienza e la preghiera. E siamo soggetti all’amore e al disamore, alla saggezza e alla follia del mondo. Noi che viviamo e moriamo e siamo uomini, animali e piante e siamo terra e acqua e siamo cielo.


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