Mi piace (Facebook)
di - lunedì 04 ottobre 2021 ore 07:30
Facebook è un mondo. Molti nostri conoscenti ne fanno parte.Offre delle opportunità; ha dei limiti.
Rimproverarne i difetti sarebbe (scrisse bene O. Wilde) come criticare lo specchio per la bruttezza di quel che riflette. È la quotidianità: a volte l’inautenticità dell’esistenza del - si - in cui la fanno da padroni (secondo M. Heidegger): curiosità, chiacchiera, equivoco.
Mi piace o non mi piace è l’essere o non essere, tradotto nella logica binaria del social diventa mi piace / lo ignoro. Al sociologo l’analisi delle conseguenze, allo psicologo lo studio degli effetti nella mente del social-ista di un simile esame. Non a caso l’icona del pollice in alto e del pollice verso, che non compare ma c’è, era creduto il voto degli anfiteatri che decideva della vita e della morte. Il tribunale è quello degli “amici” nel quale i -lo ignoro- impalpabili, latenti, impliciti, pesano di più dei -mi piace-.
In democrazia conta la quantità: lì si misura il riconoscimento degli altri, nel numero dei conoscenti e dopo nell’ovazione dei like. In questo “diario” si confessano di sé gli eventi favorevoli e si trascurano le azioni riprovevoli, spregevoli o solo vergognose (a meno che non si ritenga di vantarsene come addirittura càpita). È un’autopresentazione: ognuno recita il personaggio che si è scelto.
C’è da dividere il grano dal loglio: distinguere la persona buona e proba che amiamo e che ci informa della sua vita, dei suoi stati d’animo e pensieri, dal vanesio che imperversa ingannato da like compiacenti, distratti, falsi o anche veri (che è peggio).
Facebook è uno strumento e un mezzo; è come salire su un treno che ci porta da qualche parte, non sempre dove vogliamo andare.
I giovani per non essere spiati l’hanno abbandonato ai più attempati, ma dove vanno sono inseguiti come Susanna dai vecchioni.
Istruzioni per l’uso. Quando vai in vacanza in posti lontani non precipitarti a farlo sapere a malintenzionati che potrebbero con tranquillità svaligiarti la casa. Non suscitare l’invidia, con le immagini della tua vita brillante, per lamentartene. Hai successo? Perché darne prove? Nel west il vero pistolero non doveva dare dimostrazioni. Rinuncia a una vanità per un “fioretto”.
I like possono farci del male, con l’illusione e il rifiuto; sono a volte merce di scambio, perversa adulazione o convinti e sinceri, ci incoraggiano nell’errore. Il male della banalità.
Quale oscura motivazione spinge l’amico, oltre il clic su mi piace, al commento: “bella!”? Dites une seule fois à une femme qu’elle est jolie, le diable le lui répétera dix fois par jour.
A. Warhol disse che nel futuro tutti avrebbero avuto un quarto d’ora di notorietà: che avrebbe pensato dei social, di là da venire?
I misteri di Facebook? Per quelli ci sono gli esperti…
“A cosa stai pensando?” Mah? Meglio non dirlo, non ci farei una bella figura.