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Uomini e topi (di laboratori)

di - giovedì 27 ottobre 2022 ore 10:00

J. Steinbeck, Nobel della letteratura, con questo titolo, Uomini e topi, si riferiva alla poesia di R. Burns per dire che i progetti umani talvolta falliscono e allora possono provocare dolore e sofferenza anziché portare felicità o miglioramenti.

Uomini e topi sono accomunati, oggi, da esperimenti di laboratorio con l’animalesca inoculazione di un virus modificato o manipolato, contagioso e difficile da controllare ad opera degli uni sugli altri. C’è una visione d’insieme, un impiego utile? Una visione filosofica ed etica del ruolo dello scienziato, e delle sue responsabilità, nella società?

E. Schrödinger, Nobel della fisica, scienziato vero, autore di un paradosso della fisica quantistica (il paradosso del gatto di Schrödinger) dove un gatto rischia di fare la fine del topo, fece sue le parole del filosofo Ortega y Gasset. La scienza è obbligata alla specializzazione ma questa presenta limiti e pericoli fino a essere definita barbarie. “L’autore ha l’ardire di raffigurare lo scienziato specializzato come un rappresentante tipico della plebe bruta e ignorante, persona mediocre che ha familiarità soltanto con una scienza particolare, anzi, di questa scienza conosce solo quella piccola parte nella quale lui stesso è impegnato in ricerche” e che inoltre “denuncia come dilettantesca la curiosità che aspira alla sintesi di tutte le conoscenze”.

Tornano alla mente queste parole riandando alle apparizioni televisive di qualche virologo a cui invocavamo indicazioni e rassicurazioni e da cui ricevevamo le solite raccomandazioni di norme di comportamento, se non insulse ovvietà e nessuna certezza. Pendiamo dalle sue labbra e guai a dissentire: è l’esperto. L’ignorante in materia non può competere.

Fin qui il danno è lieve. Ma che cosa accade nei laboratori sparsi per il mondo? Dove la hybris del tecnico, sedicente scienziato, si sbizzarrisce in sperimentazioni che mettono a rischio “il sopravvivere della civiltà”?
Viene da immaginare lo pseudo scienziato che, dismesso il gigantesco profilattico nel quale s’è infilato per coprire tutto il corpo onde mestare nel suo calderone, esce per strada e riconosciuto provoca un fuggi-fuggi generale: qualcuno entrerà in un armadio, altri scaramantici scapperanno toccandosi là dove la superstizione ritiene ci si debba toccare, par di vedere alcuni che s’allontanano alla chetichella, altri quasi di corsa inorriditi e a capelli ritti.

“Quando la nave affonda i topi scappano”; ma dove? Se non c’è la scialuppa di salvataggio. A Candido che osserva: “nel mondo c’è una quantità spaventosa di mali”, il filosofo turco risponde: “Quando Sua Altezza spedisce una nave in Egitto si dà pensiero se i topi che sono nella stiva stanno comodi o no?” (Voltaire).

E i topi, temo, finiremo per essere noi.