Venerdì emozionalmente sostenibile
di - venerdì 08 marzo 2024 ore 08:00
Venerdì primo marzo ho avuto il piacere di partecipare all’incontro promosso da Ecofor al museo Piaggio. Le ospiti della serata erano Francesca Fialdini, noto volto Rai, e la dottoressa Rosanna Schiralli, psicologa e psicoterapeuta viterbese.
All’interno del tema generale della sostenibilità, nel “mese delle donne”, l’incontro si è concentrato su un tema molto interessante a mio avviso, di cui si parla poco, ossia la sostenibilità emotiva. La collega ha ben spiegato quello che spesso anche io riporto in terapia, ma che di frequente non viene accolto, ossia che il modo in cui educhiamo i nostri figli, sin dalla nascita, ha un impatto importante sul modo in cui si strutturerà il loro carattere, banalmente perché ha un impatto importante sul modo in cui si strutturerà la loro rete neuronale.
La qualità dei neuroni, la quantità della rete neuronale e la costruzione di un sistema frenante delle pulsioni, sono alla basa di una sana e corretta educazione emotiva.
Semplificando molto, come diceva Freud, il bambino è solo pulsione, non è in grado di bloccare in autonomia il suo desiderio incessante, ma ha bisogno dell’adulto di rifermento, in particolare della madre e del padre, per poter imparare a regolare il suo istinto di richiesta continua. E questo da subito. Come spiegava bene la dottoressa Schiralli, anche l’allattamento a richiesta, in auge decenni fa, poi decaduto e ora riproposto come salvifico per la relazione madre bambino, in realtà, non andrebbe che ad inficiare la possibilità del neonato di imparare ad autoregolarsi. Il non poter sperimentare la frustrazione, e, quindi, il non poter imparare a tollerarla, faranno sì che cresca come bambino senza limiti da una parte, e senza strumenti affettivi dall’altra. Aiutarlo ad apprendere, invece, a gestire queste situazioni di limite, significa permettergli di passare dalla pulsione senza freno a qualcosa di più gestibile e condivisibile, che è lo sperimentare un’emozione, sia essa anche rabbia, delusione e frustrazione.
Sostenere le emozioni ed imparare a viverle, consentirà al piccolo di uomo di crescere consapevole e di imparare, attraverso lo sviluppo dei neuroni specchio, a mettersi nei panni dell’altro e a provare, quindi empatia. Solo questo gli permetterà, da adolescente prima e da adulto poi, di trovare il modo di autoregolarsi e non mettere in pericolo sé stesso o l’altro, solo per assecondare le sue pulsioni.
Un bambino che cade, prima di reagire, si volta verso la madre (o l’adulto significativo) e cerca una chiave di decifrazione per l’accaduto, su cui andare a regolare il suo vissuto. Se la madre è appanicata, il bambino piangerà, se la madre sarà assente emotivamente, il bambino sperimenterà senso di abbandono e smarrimento, se, invece, la madre sarà serena perché avrà notato che non c’è motivo di allarmarsi, rassicurerà il bambino, che tornerà a giocare. Questo è solo un esempio di come l’adulto può aiutare il piccolo a regolare le proprie emozioni e i propri comportamenti.
Le neuroscienze mostrano che educare i bambini al senso del limite, far loro vivere la frustrazione (quando necessario), mettere paletti e saper dire di no, permettendogli di entrare in contatto con la gamma intera delle proprie emozioni, e, quindi, consentendogli di rispecchiare le emozioni altrui, trasforma la struttura cerebrale del bambino stesso. A differenza di chi non sperimenta tutto questo, si attiveranno i lobi parietali e si produrranno ormoni e neurotrasmettitori quali la serotonina e l’ossitocina. Viceversa, le zone del cervello più attive saranno quelle prefrontali, dell’istinto e dell’impulso, della pulsione freudiana, caratterizzate da un aumento significativo e nocivo di cortisolo.
Per cui non si tratta solo di parole, ma di dati scientifici certi. Educhiamo alla sostenibilità emotiva. Sarà importante per i nostri figli e sarà importante per la società.