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Cronaca venerdì 01 aprile 2016 ore 09:04

Parla il nipote di una vittima dell'infermiera

Luigi Coppola, esponente Udc e nipote di Mario Coppola: "Ci sono 13 persone decedute e le loro famiglie meritano rispetto e soprattutto risposte"



PIOMBINO — Il giorno dopo la notizia dell'arresto dell'infermiera accusata di aver ucciso 13 pazienti con massicce dosi di eparina non prescritta tutta Piombino si risveglia incredula e preoccupata per quanto accaduto nel reparto di Rianimazione e Anestesia dell'ospedale civile piombinese. 

A raccogliere le forze per superare lo sconcerto e il rinnovato dolore sono le famiglie delle vittime scritte nella lista nera dell'infermiera. Si aggiunge la preoccupazione per quelle persone che sono passate da quel reparto e la paura che la mano dell'infermiera abbia agito anche su altri pazienti morti in Rianimazione.

Tra i primi commenti c'è quello di Luigi Coppola, esponente dell'Udc, ma soprattutto nipote di una delle vittime riconosciute tra le morti anomale.

"Le parole dell'assessore alla Sanità della regione Toscana Stefania Saccardi sono totalmente fuori luogo e peraltro anche di cattivo gusto. - commenta - A fronte delle pesanti accuse degli inquirenti ci saremmo aspettati, in particolare noi parenti delle vittime, che l'assessore ci esprimesse prima di tutto la propria solidarietà, dopodiché la garanzia di fare il possibile per appurare cosa sia realmente accaduto. Al contrario invece si è posta subito il problema di erigere barricate a difesa della regione e dell'operato del sistema sanitario toscano".

"Purtroppo ci sono 13 persone decedute e le loro famiglie meritano rispetto e soprattutto risposte. - prosegue - E' troppo semplicistico tentare di lavarsene le mani, sostenendo che la Regione sia intervenuta al momento opportuno grazie al controllo interno, evitando che il numero dei decessi potesse salire. Oltretutto, le morti successive all'inizio delle indagini aprono una serie di perplessità che debbono essere approfondite. Senza dubbio ci sono state delle falle nel percorso, ma non è questa la questione principale, bensì il dovere di fare chiarezza fino in fondo. - e conclude - Lo esigono le vittime, le loro famiglie, tutto il personale sanitario dell'ospedale di Piombino che svolge il proprio lavoro con abnegazione e dedizione, nonchè tutta la comunità locale".


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