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L'inglese di Lorenzo Insigne: la sua pronuncia diventa virale su TikTok
L'inglese di Lorenzo Insigne: la sua pronuncia diventa virale su TikTok

Brevemondo domenica 06 aprile 2025 ore 06:30

Dazi, Orbán, Le Pen, Israele-Gaza e TikTok

Trump contro tutti, l'Ungheria saluta la Corte penale internazionale, la condanna di Marine Le Pen, Israele attacca senza sosta e TikTok sopravvive



Questo grande dramma dei dazi

Attorniato da un’attenzione mediatica enorme, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato dazi sulle importazioni pressoché da tutto il mondo. Nonostante l’obiettivo fosse stato dichiarato a più riprese in campagna elettorale e dopo esser stato eletto dallo stesso Trump - che, tra l’altro, sventola i dazi come soluzione ai problemi commerciali degli Stati Uniti dagli anni Ottanta, non esattamente da ieri - la sua decisione ha destato sorpresa, paura per le eventuali conseguenze e un’inedita attenzione nei confronti dell’andamento della borsa finanziaria.

Ragioniamo su due aspetti. Il primo è quello relativo al calcolo che, verosimilmente, è stato usato per arrivare a definire le tariffe verso i vari Paesi del mondo. Una questione non meramente tecnica, ma essenziale. Secondo il giornalista James Surowiecki, del The New York Times, i dazi sarebbero calcolati in modo molto semplice. Ovvero: dividendo il deficit commerciale verso un Paese per il totale delle importazioni da quel Paese e, ancora, dividendo il risultato per due (in questo starebbe lo “sconto” riportato nella famosa tabella mostrata da Trump). Un metodo contestato e su cui restano molti dubbi, ma con una conseguenza chiara: colpire i Paesi sulla base di quanto Washington è esposta nei confronti di quegli stessi Paesi.

Donald Trump dopo la firma sui dazi [Account X]

Da qui, il secondo aspetto: i dazi così come impostati da Trump non hanno una logica esclusivamente economica. Basti pensare a quel che ha detto lo stesso Trump in un’intervista a Nbc sull’eventuale risposta degli altri Paesi: “non potrebbe fregarmene di meno”. L’obiettivo del presidente degli Stati Uniti è quello di dar seguito al mandato con cui è stato eletto: porre fine all’esposizione mondiale, attenuare il ruolo di compratore di ultima istanza con cui Washington ha mantenuto attorno a sé mezzo mondo - Europa compresa - e riportare fabbriche e posti di lavoro in patria. Non a caso, alla conferenza stampa in cui ha annunciato i dazi, erano presenti anche operai di diverse aziende con tanto di elmetto e rappresentanti dei sindacati automobilistici.

L’Ungheria non farà più parte della Corte penale internazionale

Durante una visita di Stato del premier israeliano Benjamin Netanyahu, il governo ungherese di Viktor Orbán ha annunciato che il Paese si ritirerà dallo Statuto di Roma, ovvero il trattato internazionale firmato nel 1998 e che ha istituito la Corte penale internazionale.

Del resto, Orbán aveva già anticipato che Netanyahu non avrebbe corso alcun rischio durante il suo soggiorno a Budapest. Infatti, l’Ungheria è tra i firmatari dello Statuto di Roma e, di conseguenza, avrebbe dovuto prendere provvedimenti contro il premier israeliano, in quanto quest’ultimo si trovava sul territorio nazionale ungherese. Contro Netanyahu, occorre ricordarlo, vige un mandato di arresto internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità deciso proprio dalla Corte penale internazionale, contestualmente all’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e all’ormai defunto Mohammad Deif, esponente di Hamas.

A fronte di una richiesta della Corte penale internazionale, gli Stati parte devono rispondere secondo la propria procedura giuridica, ma comunque con l’obbligo di cooperare per arrestare e consegnare la persona su cui vige il mandato di arresto. Non sempre, comunque, gli Stati rispondono positivamente o, comunque, si applicano per garantire che ciò avvenga davvero. Basti pensare a quanto accaduto a settembre dello scorso anno: il presidente russo Vladimir Putin, contro cui la Corte ha emanato un mandato di arresto nel 2023 con l’accusa di aver deportato illegalmente bambini ucraini in Russia, ha visitato la Mongolia, Stato parte dello Satuto di Roma. Le autorità mongole non hanno provveduto all’arresto e, di conseguenza, la Corte penale internazionale non ha potuto agire contro lo stesso Putin.

Marine Le Pen ineleggibile per cinque anni (e per le presidenziali)

La leader del Rassemblement National Marine Le Pen è stata condannata in primo grado dal tribunale di Parigi con l’accusa di appropriazione indebita di fondi del Parlamento europeo. Con questi soldi, stimati in poco meno di tre milioni di euro, Le Pen avrebbe sostenuto le casse del suo partito, messo male dal punto di vista economico e finanziario. La sentenza è di quattro anni - due sospesi, due da scontare con il braccialetto elettronico - cui si aggiungono cinque anni di ineleggibilità con effetto immediato.

Marine Le Pen [Account X]

Ciò significa che Le Pen, a oggi, non può candidarsi per le votazioni presidenziali che si terranno alla scadenza del secondo mandato di Emmanuel Macron, nel 2027. Le Pen si è candidata nelle ultime tre elezioni: nel 2022, al primo turno, è stata staccata dall’attuale presidente per pochi punti percentuali; al secondo turno, invece, la differenza è stata assai più evidente. Alle elezioni legislative dello scorso anno, invece, il Rassemblement National ha ottenuto la maggioranza relativa, pur non ottenendo l’incarico di formare il governo visto l’evidente frammentarietà dell’assemblea nazionale.

La sentenza è stata ritenuta “politica” dalla stessa Le Pen e da altri esponenti politici, non solo francesi. Su tutti, spicca Trump, che attraverso Truth ha scritto come si tratti di una “caccia alle streghe” messa in piedi dalla “sinistra europea” per “silenziare la libertà di parola”. Un commento rilanciato anche da Elon Musk e che ha trovato il sostegno ideale anche di Matteo Salvini, di Viktor Orbán e anche del presidente russo Vladimir Putin, seppur indirettamente e attraverso il suo portavoce, Dmitry Peskov.

Israele estende le operazioni militari a Gaza. E in Libano

La tregua tra Hamas e Israele è ufficialmente finita. Non solo nei giorni immediatamente successivi alla scadenza il governo di Netanyahu ha ripreso le offensive nella Striscia di Gaza, così come in Libano e in Siria, ma nelle ultime ore il ministro della Difesa Israel Katz ha anche dato mandato all’esercito di spingersi ulteriormente in profondità, in modo da “conquistare vaste aree che saranno incorporate nelle zone di sicurezza israeliana”.

Il premier Netanyahu ha infatti annunciato che l’intenzione è quella di creare un nuovo “corridoio di sicurezza” a Gaza, con l’obiettivo di tagliare la città di Rafah dal resto della Striscia. Stando al Ministero della Salute di Gaza, sotto il controllo di Hamas, da quando è stato interrotto il cessate il fuoco e Israele ha ripreso gli attacchi dal 18 marzo in avanti, nella Striscia sono morte più di 1.200 persone, mentre ne sono state ferite oltre 3mila.

Come detto, gli attacchi dell’esercito israeliano continuano anche nell’area meridionale del Libano, tra il fiume Litani e il confine con lo stesso Israele. In una delle ultime incursioni, è stato ucciso anche Hassan Farhat, uno degli esponenti di Hamas che si trovava proprio nel sud del Libano, in particolare nella città di Sidone. Insieme a lui, sono stati uccisi anche i suoi due figli. Gli attacchi, verosimilmente, proseguiranno anche nei prossimi giorni, nonostante il primo ministro libanese Nawaf Salam abbia condannato Israele per aver compiuta una “palese violazione” degli accordi di cessate il fuoco, oltre a violare anche “la risoluzione 1701 elle Nazioni Unite”, che aveva sancito la fine della guerra tra Israele e Libano del 2006.

TikTok vive e lotta negli Stati Uniti

L’app di TikTok potrà continuare a funzionare negli Stati Uniti ancora per due mesi e mezzo. Trump, infatti, ha deciso per una seconda proroga nei confronti della società cinese ByteDance. Al termine di questi 75 giorni, però, si dovrà giungere finalmente a una soluzione, che pare essere una soltanto: ByteDance dovrà scorporare dalla propria società le attività di TikTok negli Stati Uniti, dando vita a una società pienamente statunitense.

Anche in questo caso, pare, sono i dazi ad aver cambiato le carte in tavola. Secondo quanto riportato da The Hill, infatti, l’accordo tra ByteDance e amministrazione statunitense era ormai a un passo, con la costituzione di una nuova società che avrebbe così evitato il ban permanente dell’applicazione nel Paese. Con l’annuncio di Trump dei nuovi dazi, che prendono di mira in modo particolare la Cina, la società avrebbe spiegato che non poteva proseguire nell’accordo. Così, il presidente statunitense ha deciso per la proroga.

Trump sulla proroga per TikTok [Truth Social]

Di fatto, il caso di TikTok, per quanto riguardi un tema molto settoriale - quello dei social - è una sorta di caso di studio per come potranno essere le future ed eventuali trattative sui dazi. Lo stesso Trump ha detto che l’annuncio gli permetterà di avere più margini nella trattativa, in quanto i dazi sono “un potentissimo strumento economico”.

Il pezzo della settimana

Il sistema internazionale basato sul libero scambio è finito? E lo hanno fatto finire proprio gli Stati Uniti, che lo hanno contribuito a fondare, dalla Carta Atlantica del 1941 e il General Agreement on Tariffs and Trade del 1947 in poi? Se lo sono chiesti su Foreign Affairs, in un bel pezzo di Eswar Prasad. Del resto, il segretario di Stato Marco Rubio lo aveva detto: gli Stati Uniti, troppo a lungo, hanno preferito mantenere l’ordine internazionale, anziché promuovere i propri interessi nazionali. Mentre, adesso, “the post-war global order is not just obsolete, it is now a weapon being used against us”. Si legge qui.

La canzone della settimana

"Your love gives me such a thrill, but your love don't pay my bills". Agli Stati Uniti (e di conseguenza, a Trump) dell'amore dei Paesi europei e del resto del mondo - forse rivolto più ad alcuni esponenti politici statunitensi, che agli Stati Uniti in sé - non importa più. Ciò che interessa è recuperare posti di lavoro, riportare le fabbriche nel Paese e ridurre l'esposizione nei confronti del mondo. I dazi sono la politica giusta? Non è detto. Ma il contenuto politico è evidente.

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