Attualità domenica 16 giugno 2024 ore 08:41
Donazioni di sangue, la Toscana in numeri
Numeri incoraggianti dalla regione: il 2023 è stato un anno di ripresa ma la sfida è aumentare il numero dei giovani donatori
TOSCANA — Numeri incoraggianti in Toscana sul fronte della donazione di sangue. E' quanto emerge dalla giornata regionale dedicata proprio al tema della donazione, che si è svolta nella sede della Scuola di alti studi di Lucca.
Dopo la pandemia, il 2023 è stato un anno di ripresa con oltre 206mila donazioni nella regione, 45 ogni mille residenti (solo per la produzione di globuli rossi). Numeri con i quali la Toscana ha centrato e superato l'obiettivo nazionale di 40. Sono stati 116mila i donatori attivi nel corso dell’anno. Ma anche i primi mesi del 2024 confermano un trend positivo: la crescita delle donazioni si è mantenuta infatti costante ed ha segnato un ulteriore incremento del 10 per cento. Per i globuli rossi, dove l’Italia ha raggiunto l’autosufficienza, ma anche per il plasma, dove le donazioni sono storicamente di meno ma importanti perché fondamentali per la produzione di farmaci salvavita come le immunoglobuline, l’albumina o i fattori della coagulazione.
Sebbene i numeri siano in crescita, si registrano però alcune criticità, in primis quella del ricambio generazionale: gli attuali donatori invecchiano ma diminuisce il numero di coloro che, tra i 18 e i 45 anni, li dovrebbe sostituire.
Altra criticità riguarda il calo delle donazioni che si registrano nel periodo estivo. Ma anche quest'anno la Toscana gioca d'anticipo per farsi trovare preparata.
"Con il Centro regionale sangue, le Asl e le associazioni dei donatori - commenta l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini - abbiamo lavorato ad una strategia per evitare che nei mesi estivi si verifichi un’emergenza nei nostri ospedali. Un’estate senza calo di sangue significa nessun rallentamento sul sistema sanitario, ma anche un lavoro attento all’uso appropriato di questa preziosa risorsa e alla salute dei pazienti.”
Sul tema della donazione è stato presentato anche uno studio che l’Imt di Lucca ha realizzato assieme ad Avis.
“Il sistema trasfusionale italiano - spiega Ennio Bilancini, professore in economia comportametale alla Scuola Imt - si basa, da un lato, sulla competenza e l’impegno dei professionisti e delle strutture sanitarie coinvotle, dall’altro sulla sulla gratuità e la volontarietà della donazione, un atto motivato innanzitutto da valori etici e sostenuto dalle associazioni di volontari. La ricerca condotta alla Scuola Imt Alti Studi Lucca mira a fornire i più moderni strumenti per agevolare il lavoro di professionisti e strutture sanitarie, anche utilizzando l’intelligenza artificiale, e al tempo stesso a comprendere come sostenere e promuovere i valori e l’etica della donazione, anche grazie a politiche innovative”.
Chi può donare a chi
La donazione di sangue è aperta a tutti i cittadini, italiani e stranieri. Occorre avere almeno diciotto anni e non più di settanta, buona salute, corretti stili di vita e un peso adeguato. La presenza di alcune patologie, di terapie in corso, viaggi recenti o interventi possono comportare l’esclusione permanente o la sospensione temporanea dalla donazione. Si può donare ad intervalli di tre mesi (ma non più di due volte l’anno per le donne in età fertile).
Esistono quattro diversi gruppi sanguigni – il gruppo A, B, Ab e zero – che raddoppiano a seconda della presenza o meno di uno specifico antigene, l’Rh, sulla superficie dei globuli rossi. Il gruppo 0 Rh negativo è definitivo universale: salvo infatti alcune eccezioni, può essere donato a qualsiasi individuo; ma chi lo possiede può ricevere sangue solo da un donatore 0 negativo. Il gruppo AB rh positivo, al contrario, può ricevere donazioni di sangue da tutti i gruppi.
In Italia, la distribuzione varia a seconda dell’area geografica, si stima che il gruppo 0 positivo sia il più numeroso e scorra nelle vene del 39-40 per cento della popolazione. Subito dopo c’è il gruppo A positivo, riscontrabile nel 36 per cento. Seguono il gruppo B positivo (7,5 per cento), lo 0 negativo (7 per cento), l’AB positivo (2,5 per cento), l’A negativo (6 per cento), il B negativo (1,5 per cento) e l’AB negativo (il più raro in Italia, con lo 0,5 per cento di casi nella popolazione).
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