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​È difficile vivere da sani in un mondo malato

di - sabato 23 luglio 2022 ore 08:00

Appaiono sempre più evidenti le “sviste” di chi governa il mondo, l’Europa e l’Italia.

La priorità non era 1) vincere la guerra “fredda”, 2) sconfiggere il Covid (e magari, grazie all’ingegneria genetica, anche il cancro e tutte le altre malattie), 3) far qualcosa per contrastare il riscaldamento climatico in linea con le lobby. Questa priorità ha ingenerato insicurezza negli italiani ed ha svelato disagi psichici e fisici, altrimenti nascosti ed è difficile vivere da sani in un mondo malato.

La siccità, la desertificazione, la brusca riduzione del potere economico delle famiglie, la penetrazione dell’acqua di mare nelle zone pianeggianti prima fertili, il crollo della produzione agricola e, magari, anche la mancata qualificazione alla Coppa del mondo di calcio hanno improvvisamente disilluso gli italiani: forse qualcosa non va nel loro stile di vita e nelle loro scelte degli “eletti”, anche quando viene formato il “governo dei migliori”.

La posizione al centro del Mediterraneo dà all’Italia specifiche possibilità energetiche grazie al sole, alla possibilità di ricavare idrogeno per idrolisi dell’acqua di mare e del vento; altre possibilità possono invece essere lasciate ai Paesi dell’Europa oceanica: lo sfruttamento delle maree, il moto delle onde, le correnti, il gradiente di temperatura. L’Italia, dunque, avrebbe potuto, non da ora, non aver problemi riguardo all’energia: se i politici fossero stati previdenti, avrebbero seguito le considerazioni circa la possibilità della crisi di energia e consumi fatte dal Club di Roma fin dagli anni ’60. Ma, si sa, i politici conoscono poco la storia e meno che mai le conclusioni degli scienziati non asserviti alle lobby; vivono nel loro mondo narcisistico, dove ognuno è la media delle cinque persone (o, meglio, dei cinque personaggi), da ciascuno di loro frequentati. E gli italiani non sono da meno, se più della metà di essi consulta l’oroscopo prima di iniziare la giornata e se la “squadra del cuore” sta più a cuore di ogni altro valore.

E va bene che il “governo dei migliori” è riuscito ad interpretare in modo rocambolesco l’articolo 11 della Costituzione: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”.

E va bene che lo stesso governo è riuscito ad ignorare gli esiti di due referendum del 2011: quello dell’acqua pubblica, che aveva ottenuto il 95,80% dei consensi, e quello sull’”abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio di energia elettrica nucleare”, sancita dal 94,05% di sì.

E va bene che Andorra non sfrutti a pieno il potenziale delle sue risorse naturali, ma l’Italia…

L’Agenzia Internazionale per l’Energia stima che il potenziale dell’energia del mare, in tutto il mondo, possa generare tra i 20.000 e i 90.000 TWh di elettricità all’anno, cioè miliardi di miliardi di kWh.

Si può infatti produrre energia sfruttando le onde, le correnti, le maree o il gradiente di temperatura, senza contare l’energia potenzialmente ricavabile dai vulcani e dai fulmini.

L’Italia con i suoi 8.000 chilometri di costa è il luogo più adatto per ricavare energia dal mare e le isole, maggiori o minori, sono, ovviamente ancora più avvantaggiate!

L’ENEA ha calcolato, ad esempio, che, per ogni metro di costa della Sardegna, potrebbero essere prodotti 13 kW di energia: un mini parco marino da 3 MW, realizzato con gli attuali dispositivi offshore al largo di Alghero, potrebbe produrre oltre 9,3 GWh/anno,in grado di soddisfare le esigenze energetiche di più di 2000 famiglie.

Davanti alle coste di Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo sono in fase di progettazione o di realizzazione parchi, eolici o solari, galleggianti e off-shore, alcuni dei quali possono essere integrati dalla produzione di idrogeno direttamente dall’acqua salata.

L’esempio minimo di virtù energetica è dato dall’isola dei Cavoli, che si trova nell'Area Marina Protetta di Capo Carbonara in Sardegna: è il primo esempio di sito al mondo che divenga energeticamente autonomo grazie all’utilizzo di idrogeno verde. Quest’isolotto, sconosciuto ai più, fa parte del comune di Villasimius, ha una superficie di 43 ettari e, nelle sue coste frastagliate, si aprono piccole insenature attorniate da massi granitici con fondali di sabbia bianca; le acque ospitano banchi di delfini e barracuda; sul fondo, tra depressioni e spaccature, vivono aragoste, capponi, corvine, dentici, gamberi, orate, ricciole, saraghi bianchi e triglie. Grazie ad un sistema, progettato dalla società sarda H2D Energy – the Hydrogen Democracy (il nome sottolinea che ci può essere anche democrazia nelle rinnovabili e non solo decreti che aggirano la volontà degli italiani), accumula in idrogeno l’energia fotovoltaica e fornisce continuamente l’energia necessaria al funzionamento di tutti i servizi dell’isola: energia, acqua sanitaria, acque reflue, mobilità terrestre o marina. L’acqua per tutti i servizi è fornita da un sistema di condensazione dell’umidità dell’aria; le acque reflue sono purificate da un sistema a osmosi inversa; la mobilità avviene attraverso una barca elettrica a celle a combustibile, alimentata a idrogeno; una colonnina di rifornimento di idrogeno fornisce il carburante per le imbarcazioni da diporto elettriche.

Un altro esempio della resilienza degli italiani è dato dalle nuove tecnologie per produrre idrogeno dall'acqua di mare: il progetto “Prometh2eus”, che coinvolge i ricercatori dell'Università di Cagliari, di Genova e di Brescia, in considerazione del fatto che l’acqua dolce è oro bianco e che l’idrogeno prodotto acqua di mare è praticamente inesauribile, ha migliorato il processo di idrolisi per ricavare idrogeno. L’acqua di mare è immessa nel sistema, dove subisce un’idrolisi ad alte temperature grazie ad un’energia fotovoltaica o eolica; in questo modo l’ossigeno è restituito al mare e l’idrogeno viene in parte utilizzato, mentre per il resto si combina con la CO2 generando acqua pura e metanolo.

L’Italia non è formata, quindi, solo dalle lobby e dagli “amici degli amici”, ma, umilmente, sopravvive. Gli amici degli amici sognano un’Europa di gasdotti per l’idrogeno, integrato col nucleare. In questo modo l’idrogeno non avrebbe solo un ruolo “di nicchia” per le industrie pesanti: le multinazionali, che si sentono attualmente spiazzate dalle democratiche “Comunità energetiche”, rientrerebbero nella centralizzazione organizzativa attraverso il controllo della megafiliera dell’idrogeno, destinata a sostituire completamente il metano nei bisogni quotidiani degli italiani. Addio così al protagonismo energetico dei cittadini, che potrebbe essere il punto di svolta per il risveglio delle coscienze e per la sanità mentale e fisica degli italiani, oltre che per la sanità ambientale! Questi argomenti vanno, ovviamente, approfonditi.