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giovedì 07 novembre 2024

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Immaginare le conseguenze delle scelte energetiche

di - sabato 13 gennaio 2024 ore 09:00

Un mantra dice che “il mondo avrà sempre più bisogno di energia” perché lo richiede la crescita del Prodotto Interno Lordo(PIL), che è il motore dell’economia di mercato.

Ma una famiglia sana, prima di investire massicciamente in nuove imprese, ridurrebbe i consumi risparmiando là dove si può e aggiustando quello che nel vecchio non va. Se, ad esempio, una comunità, come quella elbana, vuole ipotizzare di ricorrere al processo di desalinizzazione per ottenere acqua dal mare, se questa comunità è sana, deve prima riflettere su quanto si possano riparare le perdite nelle tubature dell’acquedotto e su quanto si possa responsabilizzare ogni cittadino e ogni turista sull’uso dell’acqua distribuita dall’acquedotto, anche, ad esempio, tassando chi ne fa un uso non domestico, come i proprietari di piscine, o sanzionando attraverso una funzione ispettiva chi ne abusa; solo allora si potrà riflettere di quanta acqua ci sia bisogno e di quali siano le conseguenze a breve termine e a lungo termine della desalificazione.

L’esempio non è però perfettamente calzante, perché l’acqua è un bene essenziale, mentre il PIL comprende beni essenziali e un consumo indotto. I prodotti del PIL sono perciò in larga parte le cause del riscaldamento globale! Se perciò l’umanità fosse una famiglia sana, baderebbe al bene comune essenziale e taglierebbe i rami secchi energivori, i vampiri energetici: il 5% della popolazione composta da ricchi “cafoni” e chi “consuma impulsivamente”. Basterebbe intervenire moralisticamente sui comportamenti dei ricchi sguaiati, di chi produce armi da guerra, di chi usa aerei o navi da crociera, di chi segue le mode, di chi non fa la raccolta differenziata, non ricicla e non usa materiali dismessi, di chi non si alimenta in modo sano e sostenibile, di chi spreca alimenti ed acqua, di chi sceglie prodotti non a chilometro zero, di chi non s’impegna a muoversi a piedi o con la bici, di chi non stacca la presa degli elettrodomestici inattivi o li lascia in stand-by? Certamente no!

Occorre ripartire dalle origini, dal fatto che l’organizzazione del cervello umano ha subìto uno spostamento nel suo equilibrio: il baricentro non è più nel dialogo tra cervello destro e cervello sinistro. Il cervello destro (quello biologico o dell’”essere” o dell’imparare dagli errori passati e dell’immaginare le conseguenze future di ogni possibilità comportamentale) non è più il muto esempio per il cervello sinistro (quello del “fare”, dell’azione impulsiva, dell’ottimismo superficiale, della ricerca della morte). Il cervello sinistro non è sottoposto a se stesso, ma alla società condivisa, all’ipnosi della propaganda e della publicità, all’abuso delle generazioni precedenti e della cultura dominante che è di tipo maschilista.

Perché avvenga l’eterno ritorno dell’”essere” occorre che ognuno faccia pace col proprio Corpo e con la Terra. Il che può avvenire solo attraverso una psicoterapia del profondo, che permetta un ritorno al rispetto dei ritmi biologici e di tutte le nicchie ecologiche residue sulla Terra! Non c’è soluzione senza un progetto comune che, seguendo le indicazioni di Gregory Bateson,comprenda 1) la limitazione della popolazione dell’uomo sulla Terra (con equilibrio in ogni nicchia ecologica tra la componente giovane e quella anziana), 2) un uso etico delle risorse energetiche e della tecnica, 3) il superamento della “ubris”, della tracotanza dell’uomo antropocentrico. Solo attraverso questo ritorno all’autenticità della Vita le parole riacquisirebbero senso e le scelte sull’energia prevarrebbero sulla politica e sull’economia. Non ci sarebbe più motivo di fare guerra! Cadrebbe allora il green-washing sull’ambiguità di parole, come “sostenibilità” o “rinnovabile”, che sono spesso usate a vanvera.

Solo allora sarà possibile discriminare quali siano le fonti energetiche in linea con la Vita e quale sia il loro giusto mixdiscriminando due presupposti di base:

- Decentralizzazione: oggi la produzione e la distribuzione dell’energia è centralizzata e questo avviene non solo per l’energia. La centralizzazione riguarda ogni aspetto dei bisogni primari (cibo, difesa, salute etc) e la soddisfazione dei bisogni parte da fonti ignote con manipolazione dei costi, a loro volta ignota. La decentralizzazione attraverso l’auto-produzione-auto-consumo (prosumer) e lo sviluppo di Comunità energetiche nelle sue varie accezioni permetterebbe un ritorno da un’organizzazione tipica degli allevamenti intensivi a quello della nicchia ecologica. - Uso di fonti energetiche e di tecniche che “copino” i processi propri della Natura migliorandoli con minimi accorgimenti:la Natura, si sa, utilizza processi al minor costo! Le tecniche del fossile e del nucleare richiedono per il loro funzionamento la costruzione di grandi strutture e mettono in ombra le conseguenze del ciclo di produzione (a monte e a valle) di tipo ecologico, economico e culturale; l’uomo “progredito” tende a dissipare scarti (calore, rumore e rifiuti pericolosi) e impatto ambientale. La Natura, invece, tende a “risparmiare” e a far funzionare in maniera generalizzata e decentralizzata questi piccoli accorgimenti ed i suoi scarti sono riutilizzati da altri esseri simbionti. Le opzioni offerte da una tecnologia che “copi” i processi vitali (che si basi cioè sulla consapevolezza non tanto dei “materiali” della chimica inorganica quanto dei processi della chimica organica) sono, attualmente, solo abbozzati dalla ricerca: un esempio di tale abbozzo è “copiare” l’infinitamente piccolo “naturale” della fotosintesi e “migliorare la copia” con l’uso delle nanotecnologie.

Possiamo allora iniziare a riflettere su alcuni parametri che dovrebbero guidare la scelta del mix di energetico:

- Spazio: la fonte energetica considerata permette il prosumer? È compatibile con gli spazi della quotidianità ed è accettabile dalla popolazione?- Tempo: tenendo presente l’urgenza delle cose, sono tollerabili i tempi di produzione ed installazione della specifica fonte energetica? È possibile che la spesa pubblica sia orientata verso la ricerca di fonti energetiche che “copiano la vita” piuttosto che verso fonti energetiche che richiedano per il loro funzionamento l’immissione di materiali, energia e costi ecologici maggiori dei loro output? Quanto l’incentivazione da parte degli Stati ridurrebbe il tempo necessario a che i domini di coerenza emersi nel micro-livello possano essere amplificati nel macro-livello?- Impatto ambientale: quali sono le conseguenze sull’ambiente della specifica fonte energetica? Quanto si tiene conto della liberazione di calore nella specifica fonte energetica? Nel caso permanga il pericolo di guerra tra potenze questa fonte energetica è immune dalle conseguenze di un attacco con cannoni a lunga gittata o di ordigni atomici? Quanto è risolvibile il problema delle “scorie”?- Costi: quanto conviene continuare a “fare” investendo nelle costose soluzioni energetiche attualmente proposte (alcune delle quali sono decisamente costose) e quanto invece conviene investire nella limitazione dei danni (ad esempio, protezione dei sistemi idroelettrici già esistenti e miglioramento della raccolta delle acque piovane) o nel miglioramento di alcuni sistemi già esistenti (accumulo dell’energia, uso dell’idrogeno a bassa pressione, uso delle possibilità offerte dal mare)?

Poiché ritengo che sia tempo che ognuno sia informato, in modo da poter fare scelte consapevoli, cercherò di rispondere, nel mio piccolo, a queste domande in questo blog.