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​La “mente” secondo Jackson e McLean

di - sabato 27 maggio 2023 ore 09:00

Paul Donald McLean e John Hughlings
Paul Donald McLean e John Hughlings

Jaak Panksepp, il neurobiologo il cui modello ho utilizzato per iniziare a spiegare la motivazione alla base del delitto della Dr.ssa Capovani da parte del Sig. Seung, proseguì le intuizioni di John Hughlings Jackson, che alla fine del 1800 fondò la neurologia come scienza, e di Paul Donald McLean, che teorizzò nella seconda metà del secolo scorso il “cervello trino” o “cervello tripartito”.

Jackson, attraverso rigorosi metodi di osservazione, postulò che il Sistema Nervoso fosse diviso in tre livelli:

- il livello più basso riguardava i movimenti elementari e dipenderebbe dal midollo spinale,

- il livello medio riguardava i movimenti più elaborati e dipenderebbe dalle aree motorie della corteccia cerebrale,

- il livello superiore, coinvolto nelle funzioni più complesse, sarebbe collegato all’area prefrontale.

Per lui il Sistema Nervoso Centrale si sviluppa dal basso verso l’alto (“bottom up”) attraverso strutture anatomo-funzionali progressivamente più complesse, meno rigidamente organizzate e più legate a comportamenti volontari. La gerarchia anatomo-funzionale è dovuta allo sviluppo che avviene nella filogenesi, cioè nell’evoluzione della specie; questa gerarchia permette l’integrazione dei livelli filogeneticamente più arcaici ed anatomicamente inferiori nei centri superiori e corticali. Questa gerarchizzazione permette anche lo sviluppo di circuiti di controllo dall’alto in basso (“top-down”), che, in modo eccitatorio o inibitorio, regolano i livelli inferiori. Ogni livello modula e si coordina con i livelli inferiori, costruendo le loro rappresentazioni e, afferma Jackson, “ai livelli più alti, la mente rappresenta se stessa integrando l’attività delle sue componenti di livello inferiore”.

Si può aggiungere che allo sviluppo filogenetico corrisponde, secondo la visione di un contemporaneo di Jackson, Ernst Heinrich Haeckel, lo sviluppo ontogenetico: il sistema nervoso cresce e si sviluppa per strati successivi passando dai centri inferiori presenti alla nascita, più semplici e organizzati, preposti ai comportamenti più automatici, allo sviluppo dei centri superiori, più complessi e meno organizzati e legati ai comportamenti volontari.

Una rilettura più precisa della teoria di Jackson è che lo sviluppo graduale avviene attraverso tre livelli anatomo-funzionali: a) il midollo spinale e i gangli della base, b) i tratti afferenti ed efferenti connessi alla corteccia, c) la corteccia cerebrale prefrontale, che è l’”organo della mente”.

La dissoluzione dei centri di integrazione superiore, d’altra parte, slatentizza i centri inferiori: un sintomo, ad esempio un delirio, si manifesta per la disintegrazione del centro superiore. In questo senso la sintomatologia clinica può essere vista sotto un duplice profilo: quello negativo, dovuto alla disfunzione o alla distruzione locale, e quello positivo, correlato all’espressione degli organi e dei tessuti illesi, privi ormai di qualsiasi controllo gerarchicamente superiore.

MacLean prosegue l’insegnamento di Jackson: l’evoluzione, piuttosto che cominciare da zero, preferisce aggiungere a ciò che è già stato creato, come quando che si sovrappone un cappello ad un altro cappello. Egli distingue tre parti del cervello (molto simili alla seconda topica di Freud: Es, Io e Super-Io), ognuna con funzioni distinte, che dovrebbero collaborare insieme:

- il “complesso rettiliano” (costituito dal midollo spinale, dal tronco encefalico e cervelletto, dal talamo e nuclei della base, dai nuclei ipotalamici e ipofisari) che “reagisce”: è già presente negli animali di 500 milioni di anni fa, come i rettili e si attiva, oltre che nelle reazioni riflesse, nei momenti che richiedono massima velocità di esecuzione (come, ad esempio, nei casi di rischio di vita, in cui, di fronte ad una minaccia, avviene la sua attivazione in modo impulsivo, secondo modalità relazionali di attacco/fuga o “fight/fly”), nell’appagamento dei bisogni fisiologici e nell’appagamento sessuale;

- il “Sistema Limbico” o “cervello paleo-mammaliano” o “cervello di vecchio mammifero” (costituito dai bulbi olfattivi, dal fornice, dall’ippocampo, dall’amigdala e dal giro cingolato), che “sente”: è presente in mammiferi di 250 milioni di anni fa e si occupa di quello che riguarda la vita relazionale ed emotiva;

- la “neo-corteccia” o “cervello neo-mammaliano” o “cervello antropomorfo”, che “coordina”: è presente nelle scimmie antropomorfe di 200 milioni di anni fa; il particolare sviluppo nell’uomo lo distinguerebbe dagli altri mammiferi e premetterebbe il sapere di esistere, l’impegnarsi in progetti complessi e creativi, il dedicarsi all’etica, alla filosofia, al ragionamento puro e astratto.

Il modello di McLean contiene alcune imprecisioni anatomo-funzionali, soprattutto perché le tre parti del cervello non sono come un cappello che si aggiunge ad un alto cappello, ma sono altamente integrate. Ritengo, d’altra parte, che alcune critiche a presunte imprecisioni vadano riconsiderate: ad esempio, la principale critica fatta a McLean è stata che credeva che l’ippocampo fosse tra le più importanti formazioni emotive; ma l’affermazione di McLean diventa giusta se si considera che l’emozione è il “marcatore” della memoria episodica del contesto. Ma di questo ne scriverò altrove.