Attualità mercoledì 20 febbraio 2019 ore 11:25
Fatti di relazioni, il nuovo volume di Cesvot

Dinamiche di gruppo, la motivazione, la gestione dei conflitti: un vademecum per migliorare l’organizzazione delle associazioni di volontariato
FIRENZE — Nuovo vademecum per il volontariato, quello fatto di relazioni: “Fatti di relazioni. Prendersi cura dei volontari”, pubblicato da Cesvot nella collana “I Quaderni” e realizzato da Valentina Albertini, psicologa e consulente del Centro Servizi. Il libro offre una serie di riflessioni e suggerimenti per gestire le relazioni all'interno delle associazioni e rendere più efficace l'organizzazione associativa.
Grazie anche alla presentazione di esempi e casi concreti, l’autrice si sofferma sulla comunicazione e le dinamiche di gruppo, sulle motivazioni che spingono all’azione volontaria, sulle modalità attraverso cui affrontare i conflitti, superare il burn out, migliorare i rapporti tra volontari e tra volontari e dirigenti.
Partendo da principi base della psicologia delle organizzazioni, nel libro si suggeriscono spunti di riflessione e indicazioni utili su alcuni temi chiave, come ad esempio l’accoglienza e la motivazione dei volontari. Perché un’associazione sta bene se i volontari stanno bene tra loro e viceversa.
Per migliorare le relazioni all’interno dell’associazione, avverte Albertini, è importante innanzitutto
abbattere alcuni stereotipi e resistenze che sono assai comuni, dentro e fuori il mondo della solidarietà. Tra le più diffuse l’idea che nelle organizzazioni non profit non ci siano conflitti e competizioni perché queste sono “per natura” portate a cooperare. Un pregiudizio – spiega Albertini – fondato sulla convinzione che “nell’associazione porto le parti migliori di me e allora la parte aggressiva viene bandita”,
mentre aggressività e conflitto sono elementi comuni ad ogni gruppo
umano e dunque è importante imparare ad accettarli e a gestirli.
Un’altra opinione assai comune è che
“fare o non fare
volontariato sia una caratteristica squisitamente personologica: ci sono
gli altruisti, e gli egoisti. I primi fanno volontariato, i secondi no”
. Anche in questo caso si tratta di un pregiudizio che invece di avvicinare allontana dall’azione volontaria. “Il volontariato è un’azione che si fa per molti motivi – sottolinea l’autrice - di cui l’altruismo è solo uno”. Anzi, è bene sapere – osserva Albertini – che, come dimostrano tutti gli studi del settore, “il volontariato si fa per sé, e per gli altri. In quest’ordine”.
E a questo proposito l’autrice racconta che, durante un corso di
formazione promosso da Cesvot e dedicato all’accoglienza dei volontari,
uno dei partecipanti definì chi fa volontariato “uno splendido egoista”. “Questa definizione molto divertente – spiega Valentina Albertini - racchiude in sé una grande verità: essere prosociali fa bene, ma fa ancora meglio se riusciamo ad ottenere in cambio qualcosa”.
Tuttavia è importante ricordare che
fare volontariato aiuta a recuperare una funzione psicologica e sociale fondamentale
per la propria vita e per quella di tutta la società. Chi fa
volontariato è, infatti, più portato a percepire la prossimità
dell’altro, ad avere fiducia e a stabilire uno scambio empatico con gli
altri, un aspetto che – sottolinea Albertini – è cruciale per costruire
comunità più coese e solidali.
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