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Attualità martedì 22 ottobre 2019 ore 17:50

Sei anni da garante dei detenuti, parla Corleone

Relazione di fine mandato: "Lascio un cantiere aperto. Fiori all'occhiello: chiusura dell'opg di Montelupo e il Giardino degli incontri a Sollicciano"



FIRENZE — Il garante dei detenuti Franco Corleone ha tenuto oggi una relazione di fine mandato, quando ormai manca poco tempo alla fine del suo lavoro.

“Mi appresto a concludere il mio mandato con la consapevolezza che al mio successore lascerò un cantiere aperto, perché le difficoltà in cui si dibatte il sistema carcerario e le questioni da risolvere sono ancora molte. Ma in questi sei anni di lavoro, oltre ad aver affrontato le emergenze e individuato interventi di miglioramento per le condizioni di vita dei detenuti e degli operatori del carcere, il mio ufficio ha conseguito anche due risultati straordinari: la realizzazione del Giardino degli incontri nel carcere di Sollicciano, ultimo progetto di Giovanni Michelucci, e la chiusura dell’Opg di Montelupo Fiorentino”. 

L’appuntamento di fine mandato si è svolto nella sala Gonfalone del palazzo del Pegaso. “Si chiude il mio mandato – ha aggiunto – ma continuerò a lavorare fino a che non si sarà insediato il mio successore”.

“Ho improntato il mio lavoro – ha spiegato Corleone – all’affermazione della cultura del diritto, dei diritti e dei valori sanciti dalla Costituzione”. In quest’ottica “ho mirato a insegnare a tutti, detenuti e operatori degli istituti penitenziari, a non agire con la violenza, ma a ricorrere alle corti nazionali e internazionali”. Molti problemi restano, ha aggiunto, “e s’impone un cambio di passo da parte di tutti: istituzioni, amministrazioni, operatori, volontari; e soprattutto serve che la politica riprenda uno slancio riformatore”.

Il richiamo a un intervento riformatore da parte della politica è riemerso con forza anche nel corso della presentazione della ricerca intitolata “Droghe, i danni certi. Trent’anni di leggi punitive, gli effetti nelle carceri toscane”, promossa dall’ufficio del Garante e condotta in collaborazione con la Fondazione Michelucci. Il rapporto, elaborato da Michela Guercia, Saverio Migliori, Katia Poneti e Massimo Urzi, mette in evidenza che in un decennio – nonostante la cancellazione “dalla legge oltremodo punitiva Fini-Giovanardi”, come la definisce Corleone, e il ritorno alla legge Iervolino-Vassalli – il 50 per cento dei detenuti è in carcere per reati di droga. “Ma se si va più nello specifico – sottolinea il Garante – si vede che il 31 per cento dei detenuti è in carcere per reati di droga legati alla lieve entità o di carattere minore, reati per cui non sarebbe prevista la detenzione. Come si vede, gli effetti di una sola legge sono sufficienti a spiegare il fenomeno del sovraffollamento degli istituti penitenziari. Ed evidenzia una volta di più la necessità di riformare una legge che ormai è vecchia di trent’anni”.

A commentare i dati della ricerca, che hanno sottolineato “l’opacità di dati” che spesso sono difficilmente desumibili dalle carte e la necessità di affrontare i reati per droga anche e soprattutto nell’ottica non della carcerazione ma delle pene alternative e della “messa alla prova”, sono intervenuti Antonio Fullone, Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Filippo Focardi, magistrato della Procura minorile,Patrizia Meringolo, docente dell’Università di Firenze, l’avvocato Luca Maggiora, Susanna Rollino, funzionario di servizio sociale del ministero della Giustizia, Maria Stagnitta, del Forum droghe.

In chiusura dell’iniziativa sono intervenuti, per portare i loro saluti, il Difensore civico regionale, Sandro Vannini, e la Garante regionale per l’infanzia, Camilla Bianchi. “I nostri uffici hanno lavorato con una grande sinergia – ha detto Sandro Vannini – e nelle tante situazioni affrontate insieme ho potuto apprezzare il senso delle istituzioni, la capacità di gestire questioni di grande delicatezza, il buon senso e lo spessore umano e culturale di Franco Corleone”. Camilla Bianchi, nominata Garante dell’infanzia nello scorso maggio, si è detta dispiaciuta di aver incontrato Corleone soltanto adesso e ha sottolineato “che il suo bilancio di fine mandato non lascia in eredità solo dei numeri, ma anche riflessioni, suggestioni e emozioni. Quindi è giusto il titolo che ha scelto per il suo commiato:‘Il vizio della speranza’, perché non si deve mai rinunciare a operare per la dignità della persona e alla costruzione di un piccolo pezzo di mondo migliore”.


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