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Attualità domenica 25 ottobre 2020 ore 16:06

Imprese toscane contro il "fuoco amico" del Dpcm

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Confesercenti e Confcommercio della Toscana durissime con le nuove restrizioni del Governo. "Colpo mortale: servono aiuti subito"



FIRENZE — La protesta è già scoppiata tra le imprese toscane che da domani dovranno sospendere le attività (piscine, palestre, teatri, cinema) o chiudere alle 18 (ristoranti, bar, pasticcerie e gelaterie). E le associazioni di categoria questa volta non usano mezzi termini con l'esecutivo anche se il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella conferenza stampa in cui ha illustrato i nuovi provvedimenti, ha detto che gli indennizzi "sono già pronti" e che arriveranno "direttamente sul conto corrente degli interessati tramite l'Agenzia delle Entrate" (vedi articoli collegati).

Già, ma per Confesercenti e Confcommercio Toscana la rassicurazione non basta: quello che si apre da domani è uno scenario da "semi-lockdown" che, per le imprese colpisce il bersaglio sbagliato. 

Il rischio, per Confesercenti, è di "un’ulteriore riduzione di circa 5,8 miliardi di euro di consumi delle famiglie. L'ennesimo colpo per commercio, turismo e somministrazione, che potrebbe causare la chiusura di altre 20mila attività, portando da 90 a 110mila le cessazioni di impresa previste quest'anno". Il problema è che, nella mente e nelle casse degli imprenditori, è fresca la memoria di quanto avvenuto pochi mesi fa e il nuovo decreto sa di film già visto: “Questa volta non ci sono alibi - spiega Nico Gronchi, Presidente Confesercenti Toscana -  Conosciamo gli effetti devastanti del lockdown sulla platea delle attività che saranno chiuse totalmente o parzialmente per decreto: i 70 giorni di chiusura delle attività del commercio, turismo e servizi della nostra Regione sono costati -1,3 mld di fatturati e un altro colpo, le nostre imprese, non la reggeranno”.

Per la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini quello varato dal Governo è "fuoco amico sulle imprese", un "Dpcm che si accanisce ingiustamente contro le imprese anziché prendere provvedimenti incisivi sul buon funzionamento delle strutture e dei servizi pubblici, dal trasporto alla sanità. Il Governo si ostina a considerare gli imprenditori come “untori”, quando invece sono la forza del nostro Paese e, soprattutto, quando potrebbero essere individuati altrove i comportamenti realmente irresponsabili ai fini della lotta alla pandemia”.

E il presidente di Fipe-Confcommercio Toscana Aldo Cursano aggiunge: “chiudere i luoghi della socialità, dello svago culturale, del divertimento, dello sport, del benessere significa imporre agli italiani la rinuncia ad uno stile di vita sano e di qualità. E non mi si venga a dire che si tratta di gestire l’emergenza, perché l’allungamento temporale della pandemia, e la prospettiva che negli anni a venire non sarà la sola, l’ha resa ben più che un’emergenza. Impone un cambio radicale di prospettiva, anche nella gestione delle imprese, perché dobbiamo imparare a convivere con eventi del genere. Trattenere il fiato, senza sapere neppure quando potremo riprenderlo, non serve. Noi imprenditori in questi mesi siamo arrivati ad indebitarci per mettere in piena sicurezza le nostre aziende ed ora tutto il nostro impegno viene vanificato dal comportamento irresponsabile di pochi e dall’incapacità del governo di gestire la situazione in modo chiaro. Non è giusto. È un disastro che purtroppo pagheremo tutti, nessuno escluso”.


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