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Attualità mercoledì 07 ottobre 2020 ore 11:25

Mercato del lavoro sempre più in crisi in Toscana

industria lavoro

Nessuna vera ripartenza dopo i decreti riaperture secondo l'Irpet. Solo le costruzioni in lieve crescita tra giugno e agosto, male il turismo



FIRENZE — Le aspettative di un rapido e visibile impatto sul mercato del lavoro in Toscana con i "decreti riaperture" seguiti alla fase acuta dell'emergenza Covid-19 non ci sono state. Lo dicono i numeri del rapporto Irpet (l'Istituto Regionale Programmazione Economica della Toscana) sul mercato del lavoro nel periodo tra giugno e agosto: al 31 agosto, infatti, il numero di dipendenti sul territorio regionale era uguale a quello del 30 aprile. In altre parole, tutto fermo e tendenzialmente in crisi. 

Unica eccezione, stavolta, per il settore delle costruzioni, in crescita rispetto al 2019, a seguito della ripartenza di attività come i cantieri anti-dissesto idrogeologico o per l’edilizia residenziale pubblica, scolastica e penitenziaria. Il solo contributo di questo settore, però, è troppo piccolo per poter influenzare, spiega l'Irpet, il risultato complessivo a livello toscano. Anche perché, nel gioco di addizioni e sottrazioni di forza lavoro, va considerato che a giugno, come ogni anno (ma stavolta di più vista la perdita di posti dei mesi del lockdown), sono terminati circa 18.000 contratti a termine della scuola, quelli per le supplenze che finiscono, appunto, con gli esami e il numero di questi contratti è più o meno lo stesso di quelli nel settore del turismo balneare. Risultato: somma zero. 

Guardando al solo turismo, su base annua, è questo il settore che ha perso il maggior numero di dipendenti: -25.000, pari al -16,8%. Solo il settore balneare, rispetto all'11 marzo, ha 20.000 dipendenti in più mentre vanno male le città (-15.000 dipendenti da inizio lockdown). Nelle aree a vocazione manifatturiera, inoltre, i dipendenti in meno sono stati 17.000.

Le categorie più in crisi sono, nel confronto con i primi otto mesi del 2019, sono i giovani sotto i 35 anni, sia donne che uomini e le donne immigrate: sono loro i più colpiti dalle chiusure disposte per l'emergenza sanitaria. 


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