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Attualità martedì 01 agosto 2017 ore 17:57

L'incubo nel piatto della sindrome sgombroide

La Asl Centro mette in guardia sulla patologia dovuta alla cattiva conservazione del pesce. Dal 2002 al 2016 sono segnalati 321 casi in Toscana



FIRENZE — Occhio al caldo. In giorni di afa infernale come questi i rischi dovuti al mancato rispetto della catena del freddo aumentano così come la voglia di consumare un pranzo o una cena a base di pesce. A mettere in guardia è la Asl Toscana Centro che in una nota spiega come evitare di buscarsi l'intossicazione da istamina o sindrome sgombroide

Si tratta, spiega Stefano Cantini, direttore dell'area sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare della Asl Toscana Centro, di una patologia di origine alimentare "causata dal consumo di prodotti ittici contaminati da batteri in assenza di alterazioni organolettiche. I batteri responsabili di per sé non sono patogeni ma sono in grado di trasformare un amminoacido (istidina), presente in abbondanza in alcune specie di pesci, (tonno, sgombro, alice i più comuni) in istamina che, se presente in grandi quantità, è la responsabile della patologia”.

La reazione può manifestarsi per via cutanea attraverso eritemi al viso e sensazioni di calore, ma può interessare anche il sistema gastroenterico con diarrea, vomito, dolori addominali. A questi sintomi si possono associare anche mal di testa, palpitazioni e tremori. 

Bene quindi richiamare alcuni consigli utili, dettati anche dal buon senso, validi per i ristoratori ma anche per chi decide di preparare in casa piatti e pasti a base di pesce. Anzitutto la data di scadenza: la conservabilità dei prodotti ittici è indicata sulla confezione che deve rimanere integra. Poi è necessario mantenere la catena del freddo evitando di tirare fuori e rimettere in frigo le pietanze. Pietanze che, soprattutto se in scatola, devono essere consumate in giornata. Nel caso in cui non sia possibile, al momento dell’apertura della confezione il prodotto deve essere trasferito in contenitori chiusi più piccoli e conservarli in frigorifero a temperature inferiori a 4 gradi oppure acquistare confezioni più piccole adeguate al consumo della propria famiglia. Nelle scatolette di tonno aperte e utilizzate solo in parte è opportuno versare sempre dell'olio o prodotti da conserva. Il tutto, poi, deve essere riposto in frigorifero. 

La verdura poi. Anche questa deve essere ben lavata soprattutto se poi la si usa per preparare panini: il contatto con il pesce, infatti, può provocare contaminazione. 

La Asl ha anche preparato un opuscolo con i suggerimenti utili a evitare la sindrome. Anche perché, sono i numeri a dirlo, in Toscana dal 2002 al 2016 i casi sono stati 321. Almeno quelli segnalati alla Asl e "di questi 133, cioè il 41 per cento, negli ultimi quattro anni - ha spiegato Costanza Pierozzi, responsabile del Centro di referenza per le tossinfezioni alimentari della Regione Toscana - Dei 321 casi 131 hanno consumato l’alimento contaminato a casa, mentre gli altri 190 in ristoranti, bar, gastronomie, mense. Ma consideriamo anche che questi numeri sono la punta dell’iceberg perché la Asl non viene a conoscenza di tutti i casi di intossicazione da istamina, specialmente se non si fa ricorso alle cure mediche".


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