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Attualità martedì 03 maggio 2016 ore 18:53

Un'Authority regionale per il rischio clinico

A chiederne l'istituzione è il Consiglio regionale dopo i casi dell'infermiera di Piombino accusata di 13 morti in corsia e il rene scambiato a Lucca



FIRENZE — La mozione che invita l'assessore alla salute Stefania Saccardi a rivedere la gestione dei rischio clinico, con particolare riferimento agli ospedali periferici, è stata approvata all'unanimità dal consiglio regionale. Primi firmatari i consiglieri di Sì-Toscana a sinistra Sarti e Fattori. 

“Dopo un ulteriore passaggio in Commissione Sanità - hanno commentato Sarti e Fattori - è stato approvato all’unanimità dall’aula un testo che chiede di ricondurre la gestione del rischio clinico all’originaria configurazione di terzietà e autonomia di valutazione, svincolandola da Careggi”.

“Abbiamo ritenuto necessario procedere a una revisione del sistema di gestione a cui fa riferimento il controllo delle cure - ha spiegato Stefano Scaramelli, presidente della commissione sanità - Il Centro Regionale per la gestione del rischio clinico e la sicurezza del paziente dovrà avere essere sempre più centrale. Quello di oggi è un punto di partenza per un percorso già avviato dalla Regione Toscana prima dei recenti fatti di cronaca verso una struttura che assume le caratteristiche di un’Authority regionale, alle dipendenze dell'assessorato, che costituirà un riferimento a livello regionale e nazionale. Tutto questo a garanzia dei pazienti e nel rispetto del lavoro e della professionalità degli operatori della nostra sanità".

Anche l'assessore regionale alla salute Stefania Saccardi è è tornata sulla vicenda delle decessi all'ospedale di Piombino per overdose di eparina rispondendo a un'interrogazione presentata dai consiglieri della Lega Nord dopo che il Tribunale del riesame ha scarcerato l'infermiera accusata di aver provocato i decessi.

“Con il senno di poi - ha affermato l’assessore - forse  la segnalazione all’autorità giudiziaria poteva essere anticipata di un paio di mesi ma, come poi hanno dimostrato i fatti, nel momento in cui la notizia è giunta alla nostra autorità regionale competente, si sono verificati altri tre decessi oggetto dell’indagine”. 

In sintesi: in almeno tredici casi i pazienti hanno manifestato un grave problema di mancata coagulazione del sangue, compatibile con somministrazione di eparina o farmaci simili a dosaggi troppo elevati. Dodici sono deceduti e in undici casi il decesso ha una correlazione altamente probabile con il quadro clinico di scoagulazione. Un caso non è invece collegabile a un sovradosaggio di eparina.

"Il direttore generale della Usl nord-ovest ha provveduto alla sospensione cautelare dell’infermiera dal servizio e ad attivare un procedimento disciplinare - ha detto ancora l'assessore Saccardi - E' stata poi fornita la massima collaborazione agli organi di polizia giudiziaria durante gli incontri con il personale della terapia intensiva, in stretta collaborazione col rischio clinico regionale; è stato predisposto un nuovo regolamento sul rischio clinico  e sul supporto psicologico ai dipendenti. Infine, è stata predisposta una raccomandazione, inoltrata a tutti i direttori sanitari, contenente informazioni sui fattori cui prestare attenzione e da sottoporre a rassegne di mortalità e morbilità e sulle precauzioni da adottare".


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