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Attualità giovedì 10 novembre 2016 ore 16:28

Scandalo rifiuti, il M5S lo denunciò due anni fa

Giacomo Giannarelli

ll consigliere regionale Giacomo Giannarelli ricorda le denunce e le mozioni presentati nel 2014 quando l'inchiesta sulla maxi-gara iniziò



FIRENZE — L'inchiesta della procura di Firenze per turbativa d'asta e corruzione nella gara da tre miliardi e mezzo di euro per la gestione dei rifiuti nellìAto Toscana sud (province di Arezzo, Siena e Firenze), ha riportato alla ribalta gli esposti, le segnalazioni e le mozioni presentate due anni fa dal Movimento 5 Stelle in molti Comuni delle zone interessate.

“Nel 2014 i nostri gruppi locali elaborarono una mozione per autotutela dei Comuni di Ato Toscana Sud, dove quanto rilevato dai magistrati era già scritto nero su bianco - ha ricordato il consigliere regionale e presidente della commissione consiliare Territorio e Ambiente Giacomo Giannrelli nel corso di una conferenza stampa - Quando presentammo l’atto nei consigli comunali dei territori coinvolti  gli amministratori locali, soprattutto Pd, ci derisero dicendo “se fosse vera la metà delle cose che dite arresterebbero delle persone. Intanto uno l’hanno già arrestato ed altri li hanno interdetti. E non crediamo finirà qua”.

Nell'inchiesta in questione sono sei le persone indagate e per quattro di queste sono stati presi provvedimenti cautelari: il direttore generale dell'Ato rifiuti Toscana sud è agli arresti domiciliari mentre gli amministratori delegati del consorzio Sei Toscana, vincitore dell'appalto 'pilotato', e di Siena Ambiente sono stati interdetti dai pubblici uffici insieme a un avvocato fiorentino (vedi articoli collegati).

“Ma il dato politico importante che denunciamo oggi è il fallimento del sistema di pianificazione dei rifiuti voluto dal Partito Democratico, Rossi in testa - prosegue Giannarelli - Ato Toscana Sud era il modello apripista per gli altri due ambiti territoriali enormi: Costa e Centro. Oggi possiamo dire che è fallito sotto tutti i punti di vista, al di là degli arresti. 800 mila cittadini di Siena, Arezzo e Grosseto pagano la Tari più alta per un servizio pessimo di raccolta differenziata guidato da un sistema a quanto pare corrotto alla radice. Un modello da rifiutare". 

A suo tempo Il Movimento 5 Stelle chiese a un pool di avvocati di esaminare il sistema di gestione integrata dei rifiuti dell’Ato Sud.

“Abbiamo così esaminato dei documenti accessibili a tutte le amministrazioni, perché pubblici, relativi alla gara d’appalto di assegnazione del servizio a Sei Toscana e al contratto sottoscritto con quest’ultima - ha raccontato l'avvocato Donella Bonciani - Abbiamo evidenziato gravi criticità e irregolarità in entrambi. Questo lavoro si è tradotto in una mozione dove queste irregolarità e criticità furono evidenziate chiaramente. La mozione fu anche postata su un sito, Rifiutopoli, nel 2015, per darne la più ampia diffusione ed è stata fatta arrivare anche in quei Comuni interessati dalla gara dove non erano presenti consiglieri M5S. Nessuna delle amministrazioni l’ha approvata. E quanto si chiedeva non era sconvolgere da un giorno all’altro il sistema, era compiere atti di autotutela entro l’Ato Toscana Sud per esaminare tali documenti messi a disposizione da anni ed eventualmente annullare gara e contratto. Purtroppo per i cittadini questo non è stato fatto” ha concluso l’avvocata Bonciani.

“Il contratto sottoscritto nel marzo 2013 è stato il primo documento che abbiamo analizzato – ha aggiunto l’avvocato Claudio Fiori, parte del gruppo M5S di analisi – un documento di 97 pagine, tre volte lo schema tipo approvato dalla Regione Toscana. Nella delibera di approvazione scrissero “apportate leggere modifiche” e si commenta da solo. Leggendo il contratto emergevano situazioni strane, evidenti. Il contratto prevedeva e prevede che il progetto di realizzazione del servizio fosse da presentarsi dopo l’aggiudicazione, cioè il concorrente non presentava prima come avrebbe svolto le attività e l’importo corrispettivo era basato  su un calcolo raccolta cassonetto tot euro. Ma quanto costa il servizio dipende da come lo si realizza: se un cassonetto lo svuoto una volta a settimana per 4 euro, costo meno ma con un servizio più scarso, rispetto a chi lo svuota a 3 euro ma 10 volte a settimana. Come si può fare una gara con queste premesse?”.

“Nella selezione avevano inserito dei criteri cuciti su misura per far vincere Sei Toscana - ha aggiunto l'avvocato Fiori - L’esempio lampante era il caso Tia: nel bando si prevedeva che appena vinta la gara il concorrente avrebbe dovuto pagare al precedente gestore quantomeno 10 milioni di Tia non riscossa. Se io come vinco la gara devo pagare il precedente gestore, che partecipa alla gara, è evidente che privilegio questo, perché è l’unico che se vince di certo non si deve auto-pagare 10 milioni. Guarda caso il principale creditore Tia era Siena Ambiente, capofila di Sei Toscana". 

"Quando hanno vinto hanno modificato il contratto e hanno inserito delle regole fuori da ogni grazia di Dio - conclude Fiori - Fra queste una una regola che prescrive che, per qualsiasi ipotesi di scioglimento anticipato del contratto, Sei Toscana avrebbe avuto diritto a rimborso della Tia non riscossa anticipata e altre somme. Tradotto: se il gestore era inadempiente a livello tale da chiedere lo scioglimento anticipato, il pubblico non solo non poteva chiedere i danni ma doveva tenersi il gestore. È come se chiamate qualcuno a rifarvi la casa e vi dice “però se sbaglio il mio lavoro, mi devi pagare lo stesso altrimenti non ti lascio il bagno libero”” ha concluso il legale.


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