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Abbandono del figlio biologico: quali diritti?

Cosa stabilisce la legge in questi casi. L'articolo di Giacomo Guerrini, avvocato esperto in Diritto di Famiglia



FIRENZE — Che cosa accade se un figlio viene abbandonato dal padre biologico? Questa domanda, posta da chi si trova ad affrontare situazioni complesse nel diritto di famiglia, merita una risposta basata sui principi giuridici consolidati e sulle procedure attuali. Di seguito vengono illustrate le implicazioni legali e le possibili azioni da intraprendere per garantire la tutela del figlio - non solo finché è ancora minore o comunque non autosufficiente, ma anche quando ormai è divenuto adulto e autosufficiente – nonché la tutela della madre rimasta da sola a fronteggiare interamente le responsabilità genitoriali.

La responsabilità del padre biologico

La normativa vigente stabilisce che il padre biologico, ovvero colui che contribuisce geneticamente alla nascita del minore, assume automaticamente tutte le responsabilità che la legge assegna al genitore.

Per verificare il rapporto di filiazione si effettua solitamente un test del DNA, ad esempio tramite il prelievo di un campione di saliva, una procedura rapida e affidabile.

Rifiutarsi di sottoporsi al test equivale, per giurisprudenza consolidata, ad ammettere la paternità che dunque viene comunque accertata.

Questo accertamento non solo riconosce il legame di sangue, ma costituisce anche il fondamento per l’esperimento di vari strumenti di tutela a contenuto economico.

Il figlio ancora minore o non autosufficiente potrà agire per ottenere il mantenimento, e un eventuale risarcimento (a mero titolo esemplificativo, per la sofferenza patita, per essere cresciuto senza figura paterna, per le possibilità perdute a livello di istruzione, lavorative e di stato sociale, per le spese sostenute per eventuali cure psicologiche e per le spese legali affrontate per far emergere la verità, etc…)

Il figlio ormai adulto e autosufficiente non potrà agire per il mantenimento, ma potrà comunque valutare un’azione risarcitoria (come già esemplificato per il figlio minore).

La madre che ha dovuto sostenere da sola le spese di mantenimento potrà agire invece per la restituzione del 50% delle spese sostenute, anche a distanza di molti anni dalla nascita perché la prescrizione decorre dalla data di accertamento della paternità biologica.

L’Accertamento della paternità e le sue implicazioni

L’atto di accertamento della paternità va ben oltre una mera formalità burocratica.

In ambito giudiziario, esso apre la strada a tutte le azioni necessarie per garantire tutela.

Se il procedimento viene disposto in sede di giudizio, il rifiuto del presunto padre di collaborare non impedisce comunque l’accertamento della paternità da parte del giudice che può infatti trarre il suo convincimento dalla stessa condotta non collaborativa.

Inoltre, la giurisprudenza più volte ha ammesso la possibilità di eseguire il prelievo anche dopo la morte del padre, dunque su cadavere, assicurando così che il legame di filiazione possa essere accertato anche a distanza di molti anni.

Differenze in base allo stato di nascita

L’iter procedurale che il figlio deve seguire per ottenere tutela varia però a seconda che sia nato in costanza di matrimonio o fuori dal matrimonio.

1. Figlio Nato in Costanza di MatrimonioNel caso in cui il figlio nasca da madre sposata, la paternità è attribuita al marito in virtù di una mera presunzione di legge.

Se in seguito il figlio scopre di avere un legame biologico con un altro uomo, è necessario prima procedere con il disconoscimento della paternità del marito risultante formalmente dall’atto di nascita, per poter poi far accertare l’effettiva paternità biologica.

Durante questo iter, il figlio può anche richiedere di mantenere il proprio cognome originario, in modo da preservare la propria identità (questo accade generalmente quando il figlio è ormai grande ed ha quindi portato l’originario cognome per diversi anni tanto da sentirlo come tratto necessario della propria identità).

2. Figlio Nato Fuori dal MatrimonioPer i figli nati fuori dal matrimonio, l’iter non è necessariamente questo.

Se il figlio si trova ad affrontare l’abbandono da parte del padre biologico, non è obbligato a procedere preventivamente alla rimozione dello stato di figlio errato che eventualmente risulta nell’atto di nascita (per essere stato riconosciuto come figlio da persona diversa dal padre biologico, per errore, o come si suol dire per compiacenza, cioè nella consapevolezza di non essere il vero padre).

Se preferisce, può lasciare inalterato questo dato formale ed agire solo conseguire ciò che gli spetta sul piano economico: il mantenimento se il padre è sempre in vita, oppure, se il padre è morto e quindi si è aperta la sua successione, un assegno vitalizio calcolato in base alla quota di eredità a cui avrebbe diritto.

Approccio e strategie legali

Affrontare la questione dell’abbandono del figlio biologico richiede un intervento tempestivo e personalizzato. Le strategie giuridiche devono essere adattate alle specifiche circostanze del caso e prevedere:

  • Accertamento tempestivo della paternità: definire il legame di sangue è il primo passo per avviare ogni azione successiva.
  • Azione giudiziaria per il riconoscimento dei diritti: il ricorso alle vie legali consente di far valere le prestazioni economiche e le tutele previste dalla legge.
  • Consulenza legale preventiva: in presenza di segnali di abbandono, una consulenza anticipata permette di delineare una strategia di intervento mirata ed efficace.

L’obiettivo è quello di tutelare il figlio, prevenendo ulteriori danni e garantendo il pieno rispetto dei suoi diritti.

Giacomo Guerrini Avvocato specializzato in diritto di famiglia e dei minori


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