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Attualità venerdì 25 settembre 2015 ore 11:26

Il robot che salva i bambini

Intervento su un bimbo di 9 anni al Meyer con il robot ideato dal Centro interaziendale per lo sviluppo e l’innovazione in urologia pediatrica



FIRENZE — E’ con un bambino di 9 anni che aveva bisogno di una complessa operazione urologica che l’ospedale pediatrico Meyer ha aperto una nuova fase nello sviluppo della chirurgia pediatrica: quella del robot. 

Un salto nel futuro che è frutto del “Centro interaziendale per lo sviluppo e l’innovazione in urologia pediatrica”, nato in estate dall’accordo tra l’Università di Firenze, il Meyer e Careggi per condividere le conoscenze e le risorse tecnologiche, tra cui l’approccio robotico.

Luca (il suo è un nome di fantasia) entra nella sala operatoria dentro le mura di Careggi. In sala ad attenderlo c’è tutto il team del Meyer del servizio di Urologia diretto dal dr. Antonio Elia, gli anestesisti e le infermiere, guidati dal dr. Lorenzo Masieri, il giovane ricercatore universitario con grande esperienza di Urologia generale, Chirurgia robotica ed endoscopica. 

Il piccolo paziente soffre di una malformazione congenita molto frequente in età pediatrica, la stenosi del giunto pielo ureterale. Una patologia che impedisce il corretto deflusso dell’urina, con grandi rischi per la funzionalità stessa dei reni. Unico trattamento possibile è quello chirurgico, per eliminare l’ostruzione e ripristinare il corretto deflusso dell'urina. Un approccio che attualmente avviene sempre più frequentemente per via laparoscopica ma anche robotica, nuova frontiera della chirurgia di precisione.

“Il Centro interaziendale ci permette di utilizzare uno dei robot di Careggi proprio in un’ottica di utilizzo efficiente delle risorse – spiega il dr. Lorenzo Masieri - Per il piccolo Luca abbiamo scelto l’utilizzo del robot per la sua mini-invasività. Basti solo pensare ai punti di sutura molto piccoli che facilitano la guarigione”. 

L’approccio robotico offre molti vantaggi in ambito pediatrico. “Il robot ci ha permesso di fare questo intervento senza il classico taglio sul fianco – prosegue l’urologo del Meyer - Al suo posto si praticano dei piccoli fori sull’addome in cui posizioniamo cannule che portano gli attrezzi (pinze, forbici ecc.) necessari all’intervento. Utilizziamo invece l’ombelico per introdurre la cannula con l’ottica che ci consente un ingrandimento di immagine in 3D, dettagliatissima, precisa anche nella giusta profondità e molto accurata. E’ come essere dentro al corpo del bambino. Inoltre il robot evita non solo il taglio ma anche la divaricazione dei muscoli, azioni che causano dolore e rallentano la ripresa post operatoria”.

Rispetto alla mano umana quella del robot non tentenna, né ha tremori per la stanchezza, e svolge 7 gradi del movimento, quasi simile a quelli del polso umano. “Il robot – conclude Masieri – permette una grande precisione in tutte le fasi dell’intervento e anche nel posizionamento delle suture e rende questa operazione meno invasiva, così da facilitare il recupero del piccolo paziente. In futuro vogliamo utilizzare il robot anche per bambini più piccoli”.

Nei prossimi mesi i professionisti del Centro affermeranno ancor più tale sinergia per permettere di rafforzare ulteriormente l’Urologia Pediatrica del Meyer e renderla punto di riferimento nazionale ed internazionale, anche sul piano formativo e della ricerca.


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