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Attualità sabato 16 settembre 2017 ore 10:45

Fiumi di solidarietà tra cumuli di rifiuti

Cumuli di rifiuti dopo l'alluvione in via di Monterotondo e via Sant'Alò, Livorno

Tra case e aziende devastate dall'alluvione c'è tanta voglia di ricominciare. I primi a rimboccarsi le maniche sono stati gli stessi livornesi



LIVORNO — Già dalle prime ore di domenica, a seguito dell'alluvione che ha duramente colpito le zone a Sud e a Nord di Livorno facendo otto morti, tutta la città si è mobilitata per dare una mano a chi si è trovato in difficoltà, con il fango in casa e la mobilia rovinata. C'è gente che ha perso tutto ma non la forza di tirare avanti, grazie anche agli aiuti ricevuti in questi giorni.

I gruppi Whatsapp di Quartieri Uniti, nati da tempo come esperimento sociale per discutere delle varie problematiche della città labronica, sono serviti per dare le priorità alle emergenze e coordinare i soccorsi. "Non senza inconvenienti - ci ha confessato una referente di Quartieri Uniti - perché appena scrivevamo che servivano pale a Collinaia subito ne arrivavano così tante da non sapere più cosa farne. Ma dall'esperienza s'impara".

Dai quartieri del centro, e da tutti quelli risparmiati dall'alluvione, ragazzi e ragazze si sono armati di stivali, guanti, pale e tanta buona volontà, per dare una mano nei luoghi dove la furia delle acque ha provocato le maggiori devastazioni.

Lungo il rio Maggiore, che scende da Limoncino, il ponte di via della Vallicella che porta a San Michele è stato spazzato via e una quarantina di famiglie sono ancora isolate. Qui è all'opera la Protezione civile, per ricostruire l'attraversamento e ripristinare tutti i servizi.

Più a valle, sempre lungo il rio Maggiore, i danni più ingenti: lungo via Vecchia della Valle Benedetta e a Salviano, dove il rio scorre in parte tombato, e ancora più giù, nell'avvicinarsi al mare, costeggiando i cimiteri e lo stadio Picchi. In via Toti, dove l'acqua e il fango hanno raggiunto quasi il metro d'altezza, i cumuli dei "materiali alluvionati" sono impressionanti. Ovunque, però, le braccia non mancano, per ripulire i piani terreno, i garage e gli scantinati, mentre un gruppo nutrito di giovani è all'opera nell'azienda vivaistica di fronte al cimitero monumentale.

Poco più a Sud, lungo il rio Felciaio e il rio Ardenza, altra devastazione, altri mucchi di rifiuti, altra solidarietà “a palate“. I danni maggiori cominciano a monte, dove nel rio Ardenza confluisce il botro del Molino, in corrispondenza della vecchia fattoria di Sant'Alò. Nell'omonima strada, in via di Monterotondo e lungo tutta via di Popogna si incontra un gran numero di volontari che si danno il cambio, in arrivo da tutta Livorno, così come da Pisa e da mezza Toscana.

Qui è tutto un brulicare. Non ci sono più le spallette dei ponti, non ci sono più i muri di recinzione delle case ed è come una grande piazza. La roba da salvare si pulisce e si mette al sole quando c'è, ad asciugare, mentre il resto, irrimediabilmente andato, si ammucchia: gli elettrodomestici da una parte, la mobilia dall'altra e così via, cercando di fare un minimo di differenziata.

A Collinaia, tra via Garzelli e via Corridi, dove c'è la sede della polizia provinciale, la Misericordia di Livorno ha montato più gazebo, dove si distribuiscono cibo, acqua e vestiti. Fuori dalle case i detriti si impilano con l'escavatore e a dare una mano ci sono anche i migranti richiedenti asilo, volontari per la Croce Rossa.

Le devastazioni dell'alluvione proseguono più a valle, all'Ardenza e in località Tre Ponti. Dove il rio Ardenza riceve il botro di Brescie in arrivo da Montenero, anch'essa devastata nella parte bassa, sono decine e decine i fabbricati invasi dal fango, a cominciare da quelli sotto via San Martino.

Infine c'è Stagno, a Nord di Livorno. Il rio Ugione, la notte fra sabato e domenica, ha rotto gli argini in più punti, allagando una vasta area abitata tra via Pian di Rota e via Aiaccia, nonché la raffineria Eni. Una volta accertato lo sversamento nei fossi e in mare di idrocarburi inquinanti, ai danni materiali si sono aggiunti i danni ambientali, ancora tutti da quantificare. Una corte adiacente alla raffineria è stata invasa da un fango appiccicoso e puzzolente, difficile da togliere. A Sud degli impianti di raffinazione, in via Enriques, i tecnici della Labromare sono al lavoro ininterrottamente da domenica per pompare via dal fosso gli idrocarburi, circoscritti con le panne galleggianti. A Stagno si è costituito il Comitato alluvionati dell'Ugione e anche qui c'è chi dà una mano a raccogliere e distribuire i vestiti e a ripulire case, garage e scantinati.

In su e in giù per Livorno è tutto un fermento di uomini e di mezzi. Soltanto la Protezione civile ha schierato oltre quattrocento uomini, molti dei quali volontari, provenienti da tutta la Toscana e dal Centro Nord Italia. Ai quali vanno aggiunti i vigili del fuoco, anch'essi mobilitati da tutte le province toscane. Quindi ci sono le associazioni del territorio, ognuna impegnata nel dare un aiuto in base alle proprie competenze e specificità e, infine, i singoli cittadini, davvero volenterosi e infaticabili.

In questi giorni, nell'attraversare tutta Livorno da Nord a Sud ci si rende conto di quanto questa città sia dannatamente vasta, al pari dello spirito di solidarietà dei propri cittadini.

Guido Bini
© Riproduzione riservata


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