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Cronaca giovedì 16 marzo 2023 ore 09:01

Reddito di cittadinanza senza diritto per 190mila euro

carabinieri tutela lavoro

Complessivamente sono state 24 le persone denunciate dai carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro nell'alta Toscana per percezione indebita



PROVINCIA DI MASSA-CARRARA — C'era chi aveva omesso di dichiarare la casa di proprietà affittata, chi di riferire che uno dei congiunti era sotto misura cautelare, e poi chi si era detto in perfetta solitudine e invece viveva in un contesto familiare in cui tutti gli altri lavoravano, per non dire di quanti avevano affermato di risiedere in Italia da più tempo del vero: in tutto con questi sistemi avevano incassato più di 190.000 euro di reddito di cittadinanza indebitamente percepito.

Sono 24 le persone denunciate dai carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro di Massa-Carrara fra la Lunigiana e l'area apuana dall'inizio del 2023 dopo aver effettuato verifiche su 160 percettori di reddito di cittadinanza con attività info-investigative relative al quadriennio 2019-2022. Adesso nei confronti dei 24 l'Inps ha avviato le procedure di recupero delle somme bloccando l'erogazione.

Diversi i meccanismi messi in atto per accaparrarsi indebitamente il sussidio e riferiti dai carabinieri: c'era chi all’atto dell’autocertificazione aveva omesso "di dichiarare componenti del nucleo familiare risultati essere proprietari di abitazioni e beneficiari di contratti di affitto o di altri redditi". Ancora, è emerso il caso di una persona che, "nonostante avesse la figlia sottoposta a misure cautelare, continuava a percepire l’emolumento per tutti i componenti il nucleo". 

Dagli accertamenti è poi stato individuato il caso di "una donna che dichiarava di essere da sola, mentre era invece inserita in un nucleo familiare con altri tre componenti lavoratori percettori di reddito da lavoro dipendente". 

Tuttavia la fattispecie più diffusa è risultata quella delle false dichiarazioni sui requisiti di residenza e titolo di soggiorno: i beneficiari devono avere una permanenza minima di dieci anni nel territorio italiano, gli ultimi due consecutivi, e tanto era stato dichiarato anche quando non era vero. Infine, le mancate comunicazioni di periodi lavorativi effettuati dai componenti del nucleo familiare nel periodo di erogazione del sussidio.


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