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Attualità venerdì 04 maggio 2018 ore 16:30

Mediterraneo Downtown nel segno dell'immigrazione

Ha preso il via nella multietnica Prato il primo festival sul 'continente liquido' che abbraccia Europa, Africa e Asia



PRATO — Un filo rosso e un impegno, quello per l'accoglienza e l'immigrazione, contro illegalità, tratta e sfruttamento, per diradare con storie positive a nebbia grigia della diffidenza

Mediterraneo Dountown, primo festival italiano sul ‘continente liquido' che abbraccia Europa, Africa e Asia, è entrato stamani nel vivo, dopo l'anteprima di ieri sera dedicata alla libertà di stampa e ai giornalisti uccisi, reclusi o scomparsi. Lo scenario è quello di Prato, città toscana multietnica per antonomasia – due residenti su dieci sono stranieri – e lì, tra il salone consiliare cittadino e il museo di Palazzo Pretorio, mattina e primo pomeriggio sono stati tutti dedicati alle migrazioni e alle immigrazioni. Con alcuni impegni assunti dall'assessore all'immigrazione della Regione, Vittorio Bugli.

La mattinata si è aperta con la firma di un accordo tra il Comune e la Procura di Prato per istituire uno sportello di aiuto e consulenza gratuito contro lo sfruttamento lavorativo affinchè le vittime possano denunciare i propri aguzzini e godere di uno speciale permesso. 

"La Regione Toscana è impegnata sul fronte dell'anti-tratta con il progetto Satis, che tutela le vittime di tratta e sfruttamento - ha spiegato Bugli - Sono contento che questa rete, che funziona, venga utilizzata per combattere anche l'odioso fenomeno dello sfruttamento illegale del lavoro.'Questa collaborazione del Comune e della Procura può essere molto efficace, e proporrò di estenderla anche ad altri territori della Toscana, a partire dai capoluoghi. È fondamentale combattere però tutte le situazioni ‘grigie', in cui possono intromettersi naturalmente fenomeni di illegalità."

Lo stesso spirito anima anche gli interventi della Regione in tema di accoglienza. "Quando l'anno scorso abbiamo approvato il libro bianco che contiene le linee guida sull'accoglienza toscana – prosegue Bugli – dicevamo che non era più il tempo dell'emergenza, ma che il tema dell'immigrazione doveva trovare risposte strutturali. Ne siamo sempre più convinti, tanto più che gli arrivi sono in diminuzione. Non si può più trattare con strumenti straordinari un fenomeno strutturale. Penso che sia arrivato il momento di superare i centri di accoglienza straordinaria, i Cas, così come sono pensati oggi, affidati a privati con gare delle Prefetture. I richiedenti asilo rischia no di passare anni in questi centri, in attesa di autorizzazione o diniego a restare nel nostro Paese, senza però essere inseriti in percorsi positivi di integrazione – a partire da un'efficace e certificato apprendimento dell'italiano – e inserimento lavorativo. Serve una gestione pubblica. Il modello è quello dello Sprar, che però oggi è residuale, visto che in Toscana copre circa di 2.000 posti, contro i 10.000 dei Cas (comunque in netto calo rispetto al passato). In ogni caso – ribadisce l'assessore – serve insistere sul modello dell'accoglienza diffusa, che in questi anni ha dimostrato di essere un modello efficace, per l'integrazione e la sicurezza." In Toscana tra Sprar e Cas ci sono circa 800 strutture, disseminate in poco più di 230 comuni su 274".

La necessità di superare i Cas e puntare invece su un più diffuso sistema Sprar è stato condiviso dal palco anche da Marc Arno Hartwig, rappresentante italiano nella delegazione della Commissione europea.

Mediterraneo Downtown, che animerà la città fino a domenica anche grazie alla street band formata dai ragazzi dell'indirizzo musicale della scuola media Mazzoni, è anzitutto un racconto sulla cultura di questo mare che abbraccia, lega e contamina tanti paesi diversi. Si affronta ad esempio il tema delle nuove demografie o della salvaguardia dell'ambiente. Lo si fa con convegni, musica, arte, cinema e fotografia, tutti promossi da COSPE onlus, Comune di Prato e Regione Toscana in collaborazione con Libera, Amnesty International e Legambiente Italia. E' il terzo anno, dopo un numero zero e la prima edizione del 2017. Ma dall'immigrazione stamani si è appunto partiti, con tre momenti e prospettive diverse: quella della tratta e dello sfruttamento lavorativo, quella del modello toscano di accoglienza diffusa e quella degli ‘invisibili', ovvero i minori stranieri non accompagnati. Sul palco rappresentanti di istituzioni ma anche associazioni e comunità di accoglienza.

"In Toscana – conclude Bugli – ci sono tantissime buone pratiche, portate avanti da associazioni e Comuni, molte finanziate anche con risorse regionali. Siamo orgogliosi di quelle buone pratiche, ma ora dobbiamo fare un passo avanti, rendendole lo standard. Partiamo dunque da quegli esempi ma ragioniamo di come estenderli". Sul palco è diffusa la consapevolezza che il tema dell'immigrazione sia strutturale e vada governato: non si può rifuggire o far finta di niente. Oppure, come ha stigmatizzato don Armando Zappolini del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, trattarlo andando "oltre le frontiere dell'umanità".

Alla fine c'è stato spazio pure per un richiamo al progetto della Regione "Lavoro sicuro", che in tre anni ha visto a Prato (e non solo) controllare a tappeto tutte le aziende cinesi del distretto tessile.
"E' la dimostrazione – dice Bugli – che i controlli servono, e si possono fare. Abbiamo assunto più di settanta ispettori della Asl, che hanno portato a più di 10.000 controlli, e alla regolarizzazione di tante imprese, circa l'85%. Il problema è che gli ispettori della Asl non possono fare controlli sulla regolarità dei contratti di lavoro. Servirebbero anche molti altri ispettori del lavoro, e affronteremo infatti questo tema con il Ministero".


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