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Attualità giovedì 13 novembre 2014 ore 18:01

Mukki in vendita? L'ira dei produttori del Mugello

Lo sfogo del presidente della Centrale del Latte contro il Comune di Pistoia. "I grandi marchi vogliono mettere le mani sulla rete di vendita"



FIRENZE — Il primo a parlarne era stato, ieri, il sindaco di Firenze Dario Nardella aprendo alla possibilità della vendita della quota del Comune di Mukki "a condizione che la capacità produttiva di grande qualità delle nostre stalle e delle nostre imprese agricole non sia messa in discussione, così come la forza lavoro".

Oggi, invece, sul tema è intervenuto il presidente della Centrale del Latte del Mugello Lorenzo Marchionni. Alzando la voce e puntando il dito contro il Comune di Pistoia su un altro aspetto, forse meno appariscente ma a suo dire più sostanziale. 

"Il problema non è quanto il Comune di Firenze ha accelerato o frenato sulla vicenda, ma che ad un certo punto Pistoia ha spalancato la porta ai grandi marchi" spiega all'agenzia Dire. Favorendo a suo dire "un'opa sulla rete commerciale del Mugello, che fa gola a Granarolo o Parmalat più della produzione, dal momento che Mukki controlla il 40% del mercato toscano e il prezzo del latte agli stallieri del Mugello è superiore a quello praticato ad esempio da Parmalat".  "Nel momento in cui Pistoia quella porta l'ha spalancata - ha aggiunto - gli altri soci o ne subiscono la strategia, o mettono in piedi a loro volta alternative percorribili". 

Marchionni pone quindi una domanda alla stessa amministrazione pistoiese. "Qual è adesso la sua strategia? Fare un accordo con Granarolo oppure fissare dei paletti ben precisi alla cessione come ha fatto Firenze?".

Il tutto senza dimenticare l'altro nodo di rilievo sostanziale e relativo alla liberalizzazione delle quote latte, che ha fatto di Mukki un boccone prelibato per i grandi gruppi, interessati più alla sua rete commerciale che a quella produttiva. "Mukki in Toscana, in termini di volume, rappresenta il 40% del mercato; in termini di valore il 45%. E il nostro è uno dei marchi latte che nello scaffale costa di più". Una filosofia, continua Marchionni, "figlia di un'idea precisa: il mantenimento di una filiera produttiva più costosa rispetto ad altre perché di qualità superiore e dove i soldi restano nel territorio. Non come "Parmalat che per lo più compra il latte in Francia. Se noi pagassimo il latte alle stalle toscane quanto Parmalat paga il latte alle proprie, le nostre chiuderebbero".


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