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Attualità lunedì 27 aprile 2020 ore 14:57

Ok ai funerali ma niente messe, i vescovi non ci stanno

I vescovi toscani chiedono al governo di poter riprendere l'azione pastorale: "Se riaprono i parchi pubblici, perchè le chiese no?"



FIRENZE — Funerali aperti al pubblico sì, tutte le altre cerimonie religiose ancora no: la nuova disposizione anti-covid contenuta nel decreto emanato ieri dal governo e in vigore dal 4 Maggio ha scatenato immediate proteste da parte della Conferenza episcole italiana a cui si sono uniti i vescovi della Toscana.

"In queste settimane anche le Chiese della Toscana non solo hanno accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni assunte per far fronte all’emergenza sanitaria, ma le hanno accolte e vissute nell’orizzonte del bene comune - si legge in una nota dei vescovi toscani -  Lo hanno fatto però nella consapevolezza che, come ha affermato Papa Francesco durante la celebrazione eucaristica in Santa Marta lo scorso 17 aprile, questa non è la Chiesa: questa è la Chiesa di una situazione difficile”.

Le Diocesi toscane quindi si dicono pronte a recepire tutte le indicazioni che potranno essere fornite da specifici protocolli di sicurezza, analogamente a quanto stabilito per altri luoghi e attività, "nella certezza che le ragioni economiche, culturali e sociali in base alle quali vengono o verranno presto riaperti fabbriche, negozi e musei,  parchi, ville e giardini pubblici - si legge ancora nella nota - non possono avere una prevalenza rispetto all’esercizio della libertà religiosa, che è tra i principi fondamentali della Costituzione (e definita dal Concordato tra Stato e Chiesa".

"I vescovi toscani ricordano che, come in tutta Italia, anche in Toscana  la Chiesa è stata in questo tempo difficile vicina alle persone, sia con l’assistenza spirituale resa possibile dai mezzi di comunicazione, sia fornendo attraverso le parrocchie, le Caritas, le associazioni, il volontariato organizzato una serie di servizi socialmente importanti - prosegue il comunicato - Ritengono però che adesso, con l’apertura di una nuova fase, sia necessario consentire una più ampia partecipazione dei fedeli alla vita sacramentale che sta alla base della prossimità caritativa, assicurando la massima disponibilità, come dimostrato finora, ad attenersi con rigore alle indicazioni che saranno date perché questo possa avvenire con il massimo controllo possibile".

"La Chiesa ha dimostrato di saper rispettare, anche quando questo è costato pesanti rinunce, le ragioni della scienza e della politica chiamate a dare indicazioni di carattere sanitario e sociale su come contenere il contagio - concludono i vescovi toscani - Anche chi ha responsabilità scientifiche e politiche però deve dimostrare adesso di saper rispettare le ragioni della fede e riconoscere la capacità della Chiesa di agire con matura responsabilità".


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