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Attualità giovedì 28 agosto 2014 ore 13:17

Operaio Lucchini pronto allo sciopero della fame

Paolo Francini ha scritto al governatore Rossi per sensibilizzare le istituzioni sulla vicenda di una fabbrica dove ora ha chiuso anche la cokeria



PIOMBINO — "Io sono un lavoratore (iscritto alla Fiom) di 54 anni che dal 1980 lavora nella fabbrica di Piombino. Non ho altro modo di esprimere la necessità del riprendere la lotta per i nostri diritte e per il lavoro, se non quello di mettermi in gioco personalmente. Per cui dalle ore 8 di sabato 30 agosto alle ore 8 di lunedì 1 settembre sarò all'ingresso della città di Piombino, nell'aiuola pubblica all'ingresso della Sol, facendo lo sciopero della fame". E' con queste parole che si apre la lettera inviata da un operaio della Lucchini di Piombino, Paolo Francini, al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. Una lettera utile a riaccendere i riflettori sulla situazione di una fabbrica che, dopo lo spegnimento dell'altoforno, avvenuto lo scorso aprile, ora sta facendo i conti con lo spegnimento della cokeria.

Francini nella sua lettera punta il dito contro "le promesse non mantenute dal governo": dallo spegnimento dell'altoforno al mancato arrivo della Concordia all'accordo di programma siglato il 24 aprile scorso da governo e Regione. Secondo Francini "Forse si tratta di una scatola vuota. Fin troppo facile - prosegue l'operaio nella sua missiva a Rossi - constatare che Piombino e i suoi lavoratori sono stati traditi e abbandonati, senza scrupoli. Anche la proposta di acquisto dello stabilimento da parte del gruppo indiano non può essere la soluzione definitiva in quanto assicurerebbe il rientro in fabbrica solo a 700 persone, riassunte probabilmente, dietro una rigida selezione che una volta si definiva padronale, con diritti e salari da terzo mondo".
La soluzione "indiana", che nei giorni scorsi lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva definito prossima alla chiusura, salvo essere poi smentito dalla stessa Jws, non convince Paolo Francini, che nella sua lettera precisa: "L'unico percorso condivisibile è quello che assicura lavoro stabile con la salvaguardia dei diritti acquisiti per tutti, lavoratori diretti e dell'indotto. Questo - ha concluso Francini - lo si può ottenere in un solo modo, tornando a produrre acciaio allo stabilimento di Piombino".
Per l'operaio piombinese è il secondo sciopero della fame dopo quello messo in atto per due giorni, il 21 e 22 aprile scorsi, a Pasqua e Pasquetta, in occasione dell'imminente spegnimento dell'altoforno della fabbrica.


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