Attualità mercoledì 25 luglio 2018 ore 16:50
Piano cava con l'obbligo di riutilizzo dei residui
La Regione ha fatto il punto assieme ad Asl, Arpat, Procure e Forze dell'Ordine sul piano straordinario per le cave di marmo apuo-versiliesi
LUCCA — Nel 2017, in un anno, controlli e ispezioni erano già quadruplicati. E il trend prosegue. Primo bilancio al Palazzo Ducale di Lucca del piano straordinario sulle cave di marmo apuo-versiliesi lanciato nel 2016, che prevede appunto più controlli e sopralluoghi ma anche corsi di formazione e linee guida a disposizione degli imprenditori, per aiutarli ad elaborare i propri piani. L'obiettivo fra istituzioni, Asl, forze dell'ordine ed enti preposti è comune: non ostacolare lo sviluppo dell'attività di estrazione ma far sì che cave diventino più sicure, perché incidenti gravi e mortali non si verifichino più, e più rispettose dell'ambiente e del paesaggio.
Il piano straordinario per la sicurezza nelle cave approvato a maggio 2016 si sarebbe dovuto concludere nel 2018. Ma già l'anno scorso, a dicembre, la giunta ha deciso una proroga fino al 2020: 2 milioni e mezzo lo stanziamento iniziale, 750 mila le risorse aggiunte. In tutto dunque tre milioni e 250 mila euro. Sono serviti per assumere nuovo personale: tecnici, geologi e ingegneri. Mezzo milione è stato utilizzato per acquistare 17 fuoristrada, indispensabili per l'accesso in cava e altri i mezzi.
A Lucca oggi c'era il presidente della Toscana Enrico Rossi. C'erano i tecnici di Regione, Asl e Arpat. C'era il procuratore Pietro Suchan di Lucca, rappresentanti dei carabinieri forestali della Direzione Marittima ed anche, in via straordinaria, le parti sociali e dunque rappresentanti di lavoratori e imprenditori con cui l'incontro è stata un'occasione di confronto. Tutti soddisfatti per gli obiettivi raggiunti.
Nel comprensorio apuo-versiliese si contano più di trecento cave di marmo. Quelle attive sono attorno alla metà: novanta in provincia di Massa Carrara, sessanta in quella di Lucca. Al giro di boa del 2018 l'Asl Nord-Ovest registra, nei primi sei mesi dell'anno, già 605 accessi - una media di 8 o 9 a cava: 211 nel lucchese, 394 a Massa Carrara – e 168 nei laboratori sui 360 programmati. Ne sono scaturite quindici ‘non conformità' e due sanzioni amministrative. Obiettivo importante, è stata definita una procedura omogenea per il ribaltamento delle bancate sezionate dal monte: un modo per accrescere la sicurezza sul lavoto. Da qui a dicembre una procedura ugualmente omogenee sarà elaborata per la movimentazione dei materiali. Altre due erano state partorite l'anno scorso.
L'Arpat, l'azienda regionale per la protezione ambientale, di sopralluoghi nei primi sei mesi del 2018 ne ha fatti 60: 49 hanno riguardato le cave (ne sono state controllate 34 su sessantacinque) e 11 impianti esterni. Quindici sono state le verifiche per controllare se le prescrizioni fatte nel 2017 fossero state ottemperate. Gli esiti complessivi sono stati 24 comunicazioni di reato ed altrettante sanzioni amministrative, in gran parte riguardanti la gestione delle acque meteoriche. Arpat in questi primi mesi del 2018 ha approvato anche le linee guida per la classificazione e gestione dei materiali di cava, con una definizione certa e chiara a controllori e controllati su prodotti e sottoprodotti.
Entro giugno, per quanto attiene il rischio idraulico e idrogeologico, i tecnici della Regione hanno completato il progetto di approfondimento sui bacini del Carrione e Frigido e sono stati eseguiti dodici sopralluoghi nei siti estrattivi. Gli uffici hanno completato anche la mappa del reticolo idrografico originario: strumento importante per capire cosa è cambiato e se ci sono state responsabilità. Grazie ai satelliti, è proseguito il monitoraggio della stabilità dei versanti: un sistema tenuto a battesimo l'anno scorso, con report ogni dodici giorni in grado di registrare scostamenti anche di pochi centimetri.
I carabinieri forestali hanno partecipato a undici sopralluoghi su nuovi siti estrattivi e realizzato 138 controlli su strada sui mezzi pesanti che trasportano marmo, ben oltre i cento che erano stati programmati per tutto l'anno. Altri quaranta sopralluoghi, su sessanta previsti in tutto l'anno, sono stati effettuati dalle capitanerie di porto e guardia costiera di Marina di Carrara e Viareggio, coinvolti nel progetto perché la ‘marmettola', ovvero il fango di risulta che si origina dall'estrazione e segagione della pietra e che finisce nei torrenti innalzandone anche il livelo, poi arriva anche in mare. La marmettola si trasforma in una sorta di cemento e Confindustria ha promosso uno studio, rilanciato anche oggi, perché possa essere, almeno in parte, riciclata: una strada a cui guarda con interesse anche la Regione.
Al termine dell'incontro lucchese il governatore Rossi ha lanciato la proposta utilizzare le possibilità offerte anche dal regionalismo differenziato, su cui già è stata avanzata una proposta al governo, per rendere questo sistema cogente attraverso una legge. Rossi ha parlato anche della necessità di "un piano cave che obblighi al riutilizzo dei residui di lavorazione", che possono essere le scaglie di marmo, la terra mista a sassi e magari anche la marmettola. Residui copiosi.
"Serve un piano che chiuda il cerchio dell'economia circolare - ha detto Rossi - sarebbe un contributo alla salvaguardia dell'ambiente e alla sicurezza idrogeologica. Valorizzerebbe anche le cave stesse".
Rossi ha lanciato anche la proposta d iistituire un istituto tecnico superiore, due anni post diploma come già ne esistono in altri distretti della Toscana, con programmi didattici concertati con gli imprenditori, ma vocato in questo caso alla lavorazione nelle cave e nei laboratori: trenta o quaranta diplomati l'anno, per qualificare l'occupazione in montagna e in azienda e creare "una classe dirigente intermedia con una maggiore sensibilità ambientale e sulla sicurezza".
Poi c'è il tema della concessioni. Il presidente non sarebbe contrario, dice, a vincolare il rinnovo del diritto d'uso e di scavo in cambio di precisi impegni. "Non sarei contrario – sottolinea – se gli imprenditori presentano un piano industriale che valorizzi la salvaguardia dell'ambiente, la sicurezza e la creazione di posti di lavoro". Un premio a fronte di uno sforzo ripetuto e continuo, a partire da chi ha già messo in campo azioni positive.
"Su tutte e tre queste necessità - conclude – sull'economia circolare, sulla formazione e sulla durata delle concessioni stiamo già discutendo e lavorando. Come giunta e come maggioranza". Il cardine rimane la necessità di combinare l'attività estrattiva, che la Regione non vuol ridurre, con la la tutela dell'ambiente. Un sogno difficile ma non impossibile, per utilizzare le parole di Rossi, in cui "la ricchezza produce lavoro, sicuro, quella ricchezza viene anche redistribuita e la produzione rispetta ambiente e paesaggio".
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