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Cultura giovedì 27 luglio 2023 ore 18:40
Crisi climatica? Nel Mesolitico la affrontavano così
Focolari interrati, nuova dieta, capanne: archeologi toscani hanno portato alla luce un accampamento di nomadi alle prese con un brusco raffreddamento
PISA — Focolari interrati, capanne, cambio di alimentazione: la crisi climatica non è affar nuovo, e il Mesolitico lo testimonia restituendo - in un'area semidesertica della Spagna - i resti di un accampamento di cacciatori-raccoglitori-pescatori nomadi messi a dura prova, era più o meno il 6200 avanti Cristo, da un brusco raffreddamento. A portare alla luce il sito è stata un'équipe di archeologi toscani, dell'università di Pisa.
Il sito di Los Monegros racconta una straordinaria storia di adattamento e sopravvivenza ai cambiamenti climatici, rinvenuta dal team di studiosi impegnati nel progetto “MesoHistories” diretto da Niccolò Mazzucco, professore dell’Ateneo pisano, e Javier Rey Lanaspa, archeologo del Governo di Aragona. La campagna di scavo iniziata a Luglio è la terza in quel sito e vi hanno preso parte anche studenti delle Università di Pisa e Saragozza per circa tre settimane.
“In quasi un mese di scavi - spiega Mazzucco - abbiamo riportato alla luce i resti di almeno una capanna, con buche di palo, quattro focolari in fossa, resti di combustione, alcune punte di proiettile di forma triangolare e trapezoidale, caratteristiche del periodo mesolitico, e un’area di lavorazione della selce”.
“Si tratta - prosegue - di un accampamento all’aperto del Mesolitico, che ci riporta all’epoca degli ultimi cacciatori-raccoglitori-pescatori nomadi vissuti in un momento di grave crisi climatica, uno dei periodi più freddi e aridi dell’attuale era geologica, l’Olocene".
Dai resti ritrovati si potrà comprendere come quegli esseri umani abbiano cercato di adattarsi alla nuova condizione ambientale, un brusco raffreddamento di 1-3° C che circa 8.200 anni fa interessò gran parte dell'emisfero settentrionale e durò circa 160 anni.
Le indagini sui reperti sono ancora in corso, ma già i primi risultati delle analisi polliniche rivelano che l'area oggi semidesertica in quel periodo preistorico sarebbe stata caratterizzata da un paesaggio semi-aperto, dominato da specie come il cipresso e il ginepro, anche con la presenza di una zona paludosa sulle cui rive si era accampato il gruppo di cacciatori-raccoglitori nomadi per poter cacciare mammiferi ed uccelli, come testimoniano alcuni resti di ossa trovati durante lo scavo e che raccontano di un significativo cambio di dieta.
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