Attualità sabato 27 dicembre 2025 ore 09:43
Decarbonizzare e crescere, la ricetta in uno studio

Una ricerca capitanata dalla Scuola Superiore Sant'Anna ha definito un modello possibile per coniugare traguardi ecologici e sviluppo economico
PISA — Decarbonizzare può far bene all'economia, creando sviluppo e lavoro in un contesto di politiche industriali verdi a offrire la via per una transizione rapida e sostenibile: è quanto ha dimostrato uno studio coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, realizzato in collaborazione con l'università di Utrecht e pubblicato sulla rivista Nature Sustainability.
La ricerca evidenzia come la decarbonizzazione rappresenti un obiettivo perseguibile per diverse vie ed esiti ben differenti: se imperniata sulla carbon tax, rischia il fallimento, mentre con "una combinazione mirata di politiche industriali verdi, sussidi selettivi e una carbon tax moderata" può rappresentare un'opportunità di crescita.
Scongiurare i potenziali effetti recessivi sull’economia si rivela insomma possibile: "Secondo lo studio, un pacchetto ben calibrato di politiche industriali verdi permette di ridurre rapidamente le emissioni, stimolare l’innovazione e aumentare l’occupazione, garantendo al contempo stabilità macro-finanziaria", spiega una nota della Scuola Sant'Anna di Pisa.
"Niente trade-off tra transizione e crescita"
“Il nostro lavoro mostra chiaramente che non esiste un trade-off tra una transizione rapida e la crescita economica - spiega Francesco Lamperti, professore di Economia alla Scuola Superiore Sant’Anna e co-autore dello studio -. Se accompagnata da un insieme coerente di politiche industriali, la decarbonizzazione può generare investimenti, occupazione e innovazione, invece di provocare shock economici negativi".
Il pacchetto proposto consente di preservare crescita economica, assicurare stabilità macro-finanziaria, contenere i costi fiscali entro l’1% del PIL annuo e contenere riscaldamento globale entro i 2 °C.
Le politiche di regolamentazione verde, come il divieto di costruire nuovi impianti a combustibili fossili e l’obbligo di elettrificazione in settori chiave, emergono come strumenti decisivi per orientare la transizione. A differenza delle sole politiche basate sui prezzi, questi interventi forniscono obiettivi chiari, riducono l’incertezza regolatoria e indirizzano gli investimenti verso tecnologie a basse emissioni.
“Le politiche di regolamentazione funzionano perché fissano obiettivi chiari e scadenzati nel tempo - sottolinea Lamperti - Indicano alle imprese la rotta tecnologica da seguire, riducendo i costi dell’incertezza e accelerando l’innovazione”.
Una volta bandita la creazione di nuovi impianti fossili e introdotti standard credibili nei settori energivori, il sistema economico si riallinea spontaneamente su un percorso di decarbonizzazione rapida.
“Standard chiari e divieti mirati non frenano l’economia, la guidano - aggiunge Andrea Roventini, professore e direttore dell’Istituto di Economia alla Scuola Sant’Anna - ma spingono gli investimenti verdi, rendono la transizione più ordinata, favoriscono l’innovazione e riducono i rischi macro-finanziari, con benefici tangibili per imprese e lavoratori”.
Un modello avanzato per valutare la transizione globale
La ricerca utilizza il modello climatico-economico ad agenti eterogenei DSK (Dystopian Schumpeter meeting Keynes), capace di simulare l’evoluzione di tecnologie, dinamiche macrofinanziarie, sistemi energetici e clima nel periodo 2022–2160.
Questo approccio consente di valutare in modo dettagliato l’impatto di diversi pacchetti di politiche su produzione, occupazione, stabilità economica, innovazione e traiettorie di riscaldamento globale.
Lo studio conferma che il percorso più efficiente e stabile per una decarbonizzazione rapida è quello fondato su un mix di regolamentazione, sostegno pubblico agli investimenti green e una tassazione del carbonio moderata: un insieme che permette di coniugare efficacia ambientale, sostenibilità economica e benefici sociali.
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