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Attualità mercoledì 05 giugno 2024 ore 13:46

Il magma come fonte di energia, lo studio toscano

Alessandro La Rosa e Carolina Pagli durante le ricerche ad Afar

La ricerca condotta dagli studiosi dell'università di Pisa: hanno studiato il magma a profondità finora mai esplorate



PISA — Il magma può essere utilizzato come fonte di energia semi-infinita, ma per farlo è prima necessario capire dove si trova sotto i nostri piedi e come si muove. A dirlo è una ricerca condotta dall'università di Pisa i cui scienziati, grazie ad innovative tecniche di geodesia satellitare, sono riusciti a studiare il magma a profondità sinora mai esplorate.

A condurre lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, il dottor Alessandro La Rosa e la professoressa Carolina Pagli del dipartimento di Scienze della Terra dell’Ateneo pisano, con la collaborazione del professore Freysteinn Sigmundsson della University of Iceland e dialtri studiosi da Cina, Francia e Regno Unito.

“La possibilità di ricavare energia dal magma è una opportunità concreta allo studio in paesi come l’Islanda – racconta Carolina Pagli – per misurare i movimenti millimetrici della superficie terrestre la tecnica principale che abbiamo usato è l’Interferometric Synthetic Aperture Radar (InSar) che abbiamo combinato con il sistema globale di navigazione satellitare (Gnss) per avere una visione a tre dimensioni dei movimenti della crosta terrestre”.

Il monitoraggio satellitare è durato dal 2014 al 2021 e ha riguardato il rift dell’Afar, una depressione nel Corno d’Africa tra Stato di Gibuti, Eritrea, Somalia ed Etiopia dove si trova il punto più basso del continente africano. I risultati hanno rilevato un sollevamento della crosta terrestre di circa 5 mm/anno rivelando la comune origine di fenomeni in superficie molto distanti fra loro.

“Nel nostro studio abbiamo dimostrato come l’apporto di magma nella crosta avvenga ad impulsi, in luoghi diversi ma contemporaneamente – spiega Alessandro La Rosa - nello specifico l’afflusso di magma è avvenuto simultaneamente in quattro diversi luoghi, distanti decine di km e a profondità comprese tra 9 e 28 km, causando il sollevamento della superficie su una zona larga circa 100 km”.


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