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mercoledì 11 dicembre 2024

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Lulù, ovvero il dramma di un personaggio in cerca d'autore

di - domenica 03 novembre 2024 ore 08:00

“Mi sentivo smagata e immateriale, dialogica ed empia, d’altronde mi chiamo Lulù, sono una peccatrice sognante, una troia ectoplasmatica, una Emma, una Gertrude o una Pippi calzelunghe ninfomane … insomma un personaggio trasgressivo e invece il secondo scrittore, un biondino anoressico, improvvisamente mi fa diventare la moglie di uno che si chiama Gesualdo e lavora in banca.”

Ce la farà Lulù, archetipo della femme fatale e ispiratrice della Valentina di Crepax a trovare il suo autore?

Lo scoprirete leggendo il suo racconto.

Una brevissima presentazione

Mi viene in mente, a proposito di questi racconti una buffa similitudine: ho pensato a una chioccia che, sul far della sera, riunisce i suoi pulcini, disseminati qua e là per l’aia che, sentendo il richiamo della madre, silenziosi e in fila indiana, la seguono verso il pollaio.

Ecco, è quello che ho fatto io con questi racconti pubblicati in varie antologie. Li ho chiamati a raccolta e loro, come bravi pulcini, hanno ubbidito.

È questa una miscela eterogenea di storie, ben diciotto, distribuite su vari generi narrativi; si può suddividere questa silloge, usando una metafora teatrale, in due atti: nel primo nove racconti che spaziano dal racconto sentimentale all’intervista, dalla favola ironica, al racconto storico, da uno scenario surreale al dramma di un personaggio stufo di essere usato da scrittori frustrati (sulla scia della novella di Pirandello “Tragedia di un personaggio”) e da qui il titolo della raccolta. Nel secondo atto, nove racconti in bilico tra il giallo e il noir, alcuni con sfumature horror, altri che ammiccano spudoratamente al trash e altri infine parodie comiche e dissacranti di certe strategie investigative e non manca neppure un clamoroso colpo di scena con tanto di sparatoria in una scuola.

Riporto un breve estratto della prefazione monstre regalatami per questa occasione dall’amico poeta e scrittore , Alessandro Scarpellini.

Dalla prefazione

L’ironia di Pierantonio Pardi buca la realtà e stravolge le convenzioni; è una lama danzante che recide e dona frammenti di verità. Niente buonismo di destra o di sinistra, qui ridendo, si fa sul serio. Il suo stile è una sorta di pogo letterario, un ballo hardcore…le parole saltellano animatamente e strusciandosi come pietre focaie generano scintille che bruciano gli occhi e la pelle.

Somigliano a una caduta di stelle su questa terra e sul sentire quieto di molti, che considerano la narrazione una tisana per favorire il sonno e fare buoni sogni.

Questo sconvolgimento lessicale e concettuale, per fortuna, accade sin dalla prima storia che dà il titolo al libro: La disgrazia di chiamarsi Lulù.

Il suo raccontare somiglia al fiore della lantana, le parole si espandono e la corolla fiorita delle sue storie brilla e sfavilla di punti luminosi diversi che pungono e feriscono. Sa non essere mai artificiale e consueto, anche quando fa cabaret letterario e si spinge nel giallo o nel noir, che comunque tratta con originalità e sovversiva forza creativa, ed è sempre capace di disturbare e stupire chi non è stupido o soffre di mal di pancia moralistici.

Questi racconti spaziano tra vari generi letterari come ho anticipato nella mia breve presentazione e non hanno un filo rosso che li unisce se non quello di muoversi su due registri, comico e umoristico.

Per darvi un’idea ed uscire dal solito blabla propagandistico procedo con degli esempi.

Ecco un estratto dal racconto Itaca, 1230 a.C. o giù di lì dove ad essere intervistato da Arsenio, inviato dell’Eco del Peloponneso, è niente meno che Ulisse.

A. Senta, Ulisse, mi tolga una curiosità. Lei ha la fama di essere

stato il più astuto dei greci, ma anche quella del latin lover…

U. Latin? Non capisco.

A. Sì, insomma di sciupa femmine, di gran seduttore… insomma

Calipso, Circe, Nausicaa…

U. Ah…ho capito. Bene, allora le dirò una cosa.

Sul fatto dell’astuzia, nutro alcuni dubbi. Insomma, sono stato

furbo io o sono stati coglioni i troiani a prendersi quel cavallo

dentro le mura? E poi c’era quella ragazza, Cassandra, mi pare…

che si sgolava come una pazza… no, non accettatelo, è un tranello…

niente… cagata zero. Possibile che non gli sia venuto il sospetto…

Scusi, ma se io lascio davanti a casa sua un otre sigillato,

lei che fa? Lo porta subito in casa, oppure prima lo apre?

A. Beh…lo apro.

U. Appunto! E poi anche su questa storia delle donne, bisogna

fare chiarezza. Cominciamo da Calipso, per carità, una strafiga da

paura, una top model e per di più anche Dea, ma… ma…

A. Ma?

U. Era ninfomane! Ora, si rende conto cosa vuol dire fare l’amore

tutti i santi giorni a qualsiasi ora del giorno e della notte? Tra l’altro

non c’era ancora il Viagra … Non ce la facevo più…

A. E Circe?

U. Sì, gliela raccomando! Come ben sa, aveva questa strana fissa

della norcineria e infatti trasformò tutti i miei uomini in maiali,

ma io, grazie a un’erba che mi aveva dato Mercurio, ruppi

l’incantesimo e alla fine anche lei s’innamorò di me. Ma c’è da

capirle queste donne, dee e maghe, insomma passavano gli anni

sole su un’isola e non vedevano mai nessuno, quindi il primo che

capitava… Zac! Visto e preso! L’astinenza è ignorante, caro amico…

Comunque Circe era una tipa simpatica, ma aveva questa

mania. Ora Mercurio mi aveva detto che l’erba magica aveva una

scadenza e infatti, due giorni dopo il suddetto termine, Circe

cominciò a guardarmi con altri occhi, sussurrandomi… mio bel

salsicciotto, mio dolce cotechino… Capito? Quindi, per non

correre rischi, una notte sono salpato e l’ho lasciata lì… lei che

avrebbe fatto?

A. E Nausicaa?

U. Una ragazzina, per carità… Appena mi trovò solo sulla battigia

cominciò a farsi dei film… s’innamorò a prima vista, forse

non aveva mai visto un uomo nudo... e poi era fissata con i selfie…

insomma un’invasata, però gentile, è grazie a lei che sono ritornato a Itaca.

A. Già… Itaca! Non era preoccupato per Penelope dopo tutti

questi anni, assediata dai Proci che tentavano di sedurla…

U. Guardi, anche qui c’è stato un enorme malinteso che adesso

vorrei chiarire una volta per sempre. Come ben sa, Omero era

cieco e le mie gesta se le è fatte raccontare per poi riassumerle.

Ora, è successo che qualcuno sbagliò nel riportare la notizia dei

principi chiamati Proci… ci fu un errore nella consonante iniziale e

siccome Omero, oltre che cieco era anche mezzo sordo, trascrisse

male perché in realtà non erano Proci, ma Froci…

A. Froci? Quindi omosessuali?

U. Già…proprio così. E quindi che potevo temere? Lo capisce

adesso perché me la sono presa comoda?

Oltre all’intervista, mi sono divertito a parodiare la fiaba, la favola, il romanzo sentimentale, lo splatter, l’horror, il giallo …

E c’è un racconto La banda Pantène in cui una studentessa, Lucinda, bullizzata dalle prof., si vendicherà, esasperata, alla maniera di Calamity Jane.

Ecco come Granella, la prof. di matematica martirizza Lucinda che così racconta:

Una mattina, Granella ha deciso che doveva odiarmi. Chissà cos’era

successo nei suoi neuroni. Forse c’era stato un attrito o forse no, insomma è una dialettica che si instaura tra prof e allievi…è normale. Nooooooooooo!!! Povera me, tapina!!! Io non sapevo

che l’invasata aveva già deciso il mio destino. Eppure me l’avevano

detto, mi avevano avvertito, ma io non volevo crederci.

E invece la Grifagna iniziò la sua persecuzione, capillare, sistematica,

chirurgica. Forse una vita sessuale infelice o qualche trauma infantile l’avevano ridotta così, forse l’alopecia aveva lavorato in profondità, forse uno zingaro l’aveva stuprata da bambina… no, gli zingari se le scelgono belle… e allora? Perché? Oh, me tapina!!!

– Vieni alla lavagna. Ah, hai sbagliato!

– Cosa? Non sono ancora arrivata!

– Hai sbagliato strada, dovevi aggirare un banco, non due.

Non sei logica. Due, anzi uno. Non hai movenze geometriche.

– Vieni tu Giorgini, disegnami un triangolo. La Giorgini, emozionata, disegna un cerchio.

– Brava, otto.

– Ma, prof, è un cerchio – urla la classe.

– Ma lei ha interpretato, è matura…

E il martirio si ripete poi con la prof di Lettere:

Però, quando entrava lei… ah… allora lo scenario cambiava. A

volte andava via anche il sole e si udivano tuoni in lontananza.

Ah, Domitilla… con i suoi passettini sincopati da bambina perversa,

con il suo look cimiterial baby, con la sua chioma fluente da

leonessa nella savana… ah Domitilla… sogno di vampiri, falena

dei sepolcri.

Tutte le stelle già dell’altro polo. Dove siamo, dove siamo? – ghignava mefistofelica.

– Inferno, canto XXVI, morte di Ulisse – rispondevo.

– E dove incontriamo Camicione de’ Pazzi?

– Inferno, canto XXXII, è Alberto Camicione dei Pazzi di Valdarno,

che uccise un suo congiunto Ubertino, siamo nella Caina.

– E dove incontriamo Francesco d’ Accorso?

– Inferno canto XV. Girone dei sodomiti. È uno dei grandi maestri

della scuola giuridica di Bologna.

– E come si chiamava l’amante di Francesca?

– Francesca, figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna amò

suo cognato Pietro… no, scusi, Paolo… mi sono confusa …

– Ahhhhhhhh!!! Orribile!!! Nefasto!!! Inauditoooo!!!

– Ma, prof. scusi, lo so benissimo che era Paolo Malatesta, fratello

di Gianciotto, signore di Rimini…

– Nooooo!!! È la prima risposta quella che conta. Tu non hai

logica, non fai le associazioni, sei immatura … quattro!

E oltre, alle disavventure di Lucinda, incontreremo in queste storie un nero che diventa bianco e poi ritorna nero, un tizio che ha rubato l’ombrello a Mary Poppins, una gallina intellettuale e femminista, un architetto che uccide la moglie e la fa franca grazie all’intervento dei RIS , un delitto misterioso in una scuola sulla collina …

Insomma diciotto racconti tutti da ridere che affrontano, però, tematiche esistenziali di grande attualità.