Attualità martedì 09 luglio 2024 ore 16:26
Espianto a cuore fermo, un atto d'amore
E' il secondo all'ospedale San Jacopo. Nei primi 6 mesi di quest’anno si è registrato un incremento delle donazioni
PISTOIA — “Un atto d’amore". Così il figlio di un donatore ha definito l'espianto a cuore fermo che ha permesso di donare fegato e reni del padre a pazienti in attesa di un trapianto d'organo. E' la seconda volta che all'ospedale San Jacopo di Pistoia viene eseguita la procedura di espianto a cuore fermo. Il primo era stato eseguito nel Marzo scorso.
"Quando i sanitari ci hanno comunicato che non c’era più speranza e la prospettiva sarebbe stata quella di tenere in vita il babbo con terapie inutili, visti i danni cerebrali irreversibili - spiega il figlio attraverso una nota dell'Asl centro- abbiamo preso insieme alla mamma e a mia sorella la decisione. Certo è stato difficile, ma abbiamo compiuto quell’atto d’amore rispettando nostro padre e per dare speranza alle persone in attesa di trapianto. Il dottor Eufrasio Giradi ci ha comunicato che le donazioni sono andate a buon fine”.
Il donatore, 66 anni, è deceduto nella struttura operativa di Anestesia e Rianimazione dopo l'arresto cardiaco a seguito del quale è stata attivata la procedura di espianto a cuore fermo.
"I famigliari - spiega l'Asl centro - sono stati accompagnati e sostenuti nella delicata decisione di non proseguire più qualsiasi trattamento intensivo (desistenza terapeutica) oltre che dall’equipe del dottor Michelagnoli anche dal Coordinatore locale Donazioni e Trapianti, il dottor Eufrasio Girardi; è stato quest’ultimo che ha poi coordinato il complesso intervento che ha coinvolto numerose strutture ed équipe del San Jacopo (dal laboratorio analisi alla radiologia) oltre all’Ecmo Team dell’Aou di Careggi. Il donatore è stato trasferito dalla terapia intensiva nel blocco operatorio, dove, dopo l’arresto cardiaco, è iniziata la circolazione extracorporea, che sostituendosi alla funzione cardio-respiratoria ha permesso di ripristinare la perfusione e vitalità degli organi. L’Ecmo ha così permesso di ri-ossigenare il fegato e i reni che sono stati poi prelevati dall’équipe chirurgica del Centro Trapianti".
L’intera procedura è stata seguita dalla direzione sanitaria di presidio. “Il prelievo di organi a cuore fermo – spiega la dottoressa Lucilla Di Renzo- a differenza di quello per morte encefalica è più complesso: deve essere rapido e la circolazione extracorporea richiede competenze specifiche che i medici e gli infermieri del San Jacopo hanno sviluppato nell’interesse di dare ulteriori prospettive per una migliore qualità della vita ai tanti pazienti in lista d’attesa per un trapianto”.
Un percorso, come sottolinea il dottor Michelagnoli, che "Ha una grande rilevanza sociale ed etica. Il personale infermieristico della rianimazione (infermiera coordinatrice Nadia Cunti) e del blocco operatorio, di cui è responsabile la dottoressa Alessandra Panchetti e infermiera coordinatrice Tania Fioravanti, hanno dimostrato una grandissima sensibilità professionale: la scelta della desistenza terapeutica e della donazione, infatti, richiedono un’assunzione di responsabilità e unità di intenti profonde tra tutti gli attori del percorso: una continuità che va dalla famiglia del donatore a tutto il personale sanitario".
"A breve - annuncia poi il medico- apriremo al San Jacopo, insieme alle Equipe di Psicologia Ospedaliera e di Cure Palliative, un Ambulatorio dedicato alla Dat- Disposizioni Anticipate di Trattamento, perché sia io che i miei collaboratori crediamo molto nell’informazione e nella formazione bio-etica estesa alla cittadinanza”.
L’altruisimo dei pistoiesi viene confermato dal dottor Girardi con i dati del primo semestre di quest’anno: gli accertamenti per morte encefalica sono stati 13 (contro i 6 dello stesso periodo del 2023) ed hanno consentito il prelievo di 6 fegati e 10 reni; 5 prelievi multitessuto (cute e ossa) che nel primo semestre del 2023 erano stati 3 e 38 prelievi di cornee.
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