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Attualità giovedì 05 maggio 2022 ore 18:22

Recuperata preziosa e curiosa lettera su Donatello

Si tratta di una lettera scritta da Matteo degli Organi nel 1434, perduta nell’Ottocento, e recuperata soltanto di recente grazie a una bella storia



PRATO — Uno dei documenti più curiosi e rivelatori su Donatello così definisce lo storico dell’arte Francesco Caglioti una lettera scritta da Matteo degli Organi nel 1434, andata perduta nell’Ottocento, e recuperata soltanto di recente.

La preziosa lettera, la sua storia, e una serie di iniziative per fare conoscere i documenti che raccontano l’attività di Donatello a Prato, sostenute dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, sono stati presentati questa mattina all’Archivio di Stato. Sono intervenuti Diana Marta Toccafondi, già Soprintendente della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana; Leonardo Meoni, direttore dell'Archivio di Stato di Prato e Alberto Batisti, direttore artistico della Camerata strumentale Città di Prato. Presente anche l’assessore alla Cultura del Comune di Prato, Simone Mangani.

La storia del recupero. La lettera circolava sul mercato antiquario ed è stata offerta proprio ad Alberto Batisti che, rendendosi conto del suo valore documentario, ha informato della cosa Diana Toccafondi. Il direttore dell’Archivio di Stato di Prato, Leonardo Meoni, ha svolto un’accurata ricerca: è stato confermato che il documento era già segnalato da Cesare Guasti nel 1865 come appartenente all’archivio del Patrimonio ecclesiastico, ente istituito dal Granduca Pietro Leopoldo nel 1783-85 per gestire i patrimoni e gli archivi provenienti dalle compagnie di devozione e da alcune chiese e conventi. A questo punto, grazie all’intervento di mediazione della stessa Diana Toccafondi, il proprietario, dopo aver appreso l’originaria provenienza del documento e la sua storia, ha deciso spontaneamente di donare la lettera all’Archivio di Stato di Prato che ne è legittimo proprietario.

Si tratta di una splendida lettera che il maestro d’organi Matteo da Prato (1391 – 1465), detto Matteo degli Organi, scrive da Firenze il 19 Giugno 1434 agli Operai del Sacro Cingolo su richiesta dell’amico Donatello. 

“La lettera rappresenta una fonte documentaria fondamentale per comprendere l’attività pratese di Donatello e i rapporti dell’artista con la committenza nella realizzazione del pulpito esterno della Pieve, oggi Cattedrale, costruito per le ostensioni pubbliche del Sacro Cingolo mariano”, sottolinea Diana Toccafondi. Con linguaggio vivace e arguto Matteo degli Organi informa i committenti pratesi che Donatello ha appena terminato la prima “storia” (cioè la prima formella) per il pulpito della Pieve di Prato e che a Firenze tutti coloro che se ne intendono vanno dicendo “che mai si vide simile storia”.

La lettera continua comunicando la buona disposizione di Donatello a proseguire il lavoro, soprattutto se incoraggiato da “qualche danaio” da spendere per le prossime feste di San Giovanni. Non importa che sia molto – dice Matteo - perché Donatello è uomo “di piccolo pasto” e si contenta di poco, ma è importante che l’artista si senta riconosciuto per ciò che ha fatto e porti l’opera a compimento, perché di maestri come lui se ne trovano ben pochi.

“Era originariamente conservata a Prato all’interno dell’archivio del Patrimonio ecclesiastico, fra le carte provenienti dall’Opera del Sacro Cingolo – spiega il direttore dell’Archivio, Meoni - Qui la videro, nella seconda metà dell’Ottocento, il canonico pratese Martino Benelli e Cesare Guasti, che ne pubblicò il contenuto. Successivamente se ne persero le tracce. Infruttuose sono risultate tutte le ricerche degli studiosi per rintracciarla nell’archivio del Patrimonio ecclesiastico, che è entrato a far parte del patrimonio archivistico dell’Archivio di Stato di Prato nel 1958.

Ne aveva recentemente segnalato la dispersione anche il professor Francesco Caglioti, curatore della grande mostra Donatello, il Rinascimento in corso a Firenze, al termine di accurate ricerche sui rapporti tra Michelozzo e Donatello pubblicate in un suo saggio edito nel 2019.

“Il recupero della lettera di Matteo degli Organi su Donatello – afferma adesso Caglioti - è una notizia estremamente confortante: per il lieto fine di una storia cominciata male, per la sensibilità che un privato ha dimostrato nei confronti del patrimonio archivistico e storico di tutti, e per la possibilità ritrovata di leggere nell’originale uno dei documenti più curiosi e rivelatori su uno dei maggiori artisti di ogni tempo”.


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