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Cronaca martedì 11 aprile 2017 ore 18:08

Consip, i pm spulciano le mille pagine di Scafarto

Verifiche sulle informative del carabiniere accusato di falso. Ma Tiziano Renzi non sarebbe indagato per effetto di quello che l'ufficiale ha scritto



ROMA — I pm Paolo Ielo e Mario Palazzi della procura di Roma, titolari dell'inchiesta per corruzione in un appalto da due miliardi e settecento milioni di euro bandito dalla Consip, la centrale acquisti del Ministero dell'economia, proseguono le verifiche sui punti salienti delle oltre mille pagine di informative scritte dal capitano del Noe di Napoli Giampaolo Scafarto, indagato per falso materiale e ideologico. 

Obiettivo degli inquirenti: mettere a fuoco i motivi che hanno portato il carabiniere a omettere con dolo o falsificare alcune parti delle informative che riguardavano il padre dell'ex premier Tiziano Renzi, indagato nel procedimento per traffico di influenze illecite, e soprattutto scoprire se quella dell'ufficiale è stata un'iniziativa personale oppure un'azione sollecitata da qualcun altro.

Scafarto ha investigato per mesi sulle relazioni dell'unico arrestato per corruzione nell'appalto Consip, l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo (vedi qui sotto gli articoli collegati). Oggi il capitano è accusato di aver falsificato un paio di elementi rilevanti riportati nelle informative trasmesse ai pm: l'interessamento dei servizi segreti all'inchiesta e l'attribuzione a Romeo di una frase intercettata in cui chi parla fa riferimento a un presunto incontro con Renzi senior. In realtà la frase "Renzi l'ultima volta che l'ho incontrato..." è stata pronunciata dall'ex parlamentare di An Italo Bocchino, consulente di Romeo a sua volta indagato per traffico di influenze illecite. E Bocchino ha subito chiarito che non faceva riferimento a Renzi padre ma a Renzi figlio, peraltro incontrato anni prima e nell'ambito dell'attività istituzionale.

L'iscrizione del registro degli indagati di Tiziano Renzi non sarebbe però avvenuta, stando a quanto riportato dall'agenzia Ansa, per l'attribuzione a Romeo della frase in questione anche se, a questo punto, i pm ritengono indispensabile verificare l'attendibilità di tutte le principali informazioni contenute nelle note di Scafarto (vedi qui sotto gli articoli collegati).

Il capitano, interrogato dai pm, per ora si è avvalso della facoltà di non rispondere. "Una scelta scaturita solo dalla necessità di studiare l'enorme lavoro investigativo posto in essere dagli inquirenti - ha spiegato il suo avvocato, Giovanni Annunziata - I singoli atti richiamati nel capo di imputazione devono essere contestualizzati all'interno della più ampia attività investigativa svolta".

"E' evidente che, nel reato di falso, il lavoro prevalente della difesa è esplorare la sussistenza del dolo" ha sottolineato Annunziata. Secondo il legale insomma, se al termine delle indagini decadesse questo presupposto, decadrebbe anche il reato di falso contestato a Scafarto.

Esulta invece per gli ultimi sviluppi della vicenda il difensore di Renzi senior, l'avvocato Federico Bagattini.

"Registriamo con estrema soddisfazione che un ulteriore e per noi apparente indizio è caduto, non c'è più - ha commentato Bagattini - Ci troviamo sotto la soglia per una richiesta di rinvio a giudizio e quindi confidiamo nell'archiviazione".


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