Attualità mercoledì 20 dicembre 2017 ore 15:55
Ghizzoni parla, nuovi scontri su Banca Etruria
Le dichiarazioni dell'ex ad Unicredit in commissione banche scatenano le polemiche fra renziani e opposizione. Altre scintille fra Boschi e De Bortoli
ROMA — Alla fine la tanto attesa e temuta audizione dell'ex amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche è arrivata, innescando l'effetto bomba previsto. Ghizzoni ha confermato che, alla fine del 2014, l'allora ministra Maria Elena Boschi, oggi sottosegretaria, gli chiese un incontro durante il quale gli avanzò la richiesta di valutare un possibile intervento di Unicredit su Banca Etruria, l'istituto aretino sull'orlo del commissariamento di cui il padre Pierluigi era vicepresidente. "Ma non ci furono pressioni" ha precisato Ghizzoni che, alla fine dell'incontro, non rispose nè sì nè no, precisando che Unicredit stava già valutando la questione su richiesta di Banca Etruria e che comunque avrebbe deciso in piena autonomia. E infatti, un mese dopo, i vertici di Unicredit comunicarono a quelli di Banca Etruria che non erano interessati ad alcuna operazione.
La ricostruzione di Ghizzoni dell'incontro con l'ex ministra, rivelato alcuni mesi fa dall'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli in un libro, è stata interpretata in modo opposto dalle forze di opposizione e dal Pd: le prime ritengono che Ghizzoni ha di fatto confermato che la Boschi agì in pieno conflitto di interessi, il secondo sostiene che Ghizzoni ha invece confermato che la Boschi non fece pressioni.
Dal canto suo la sottosegretaria, in un post su Facebook, ha di nuovo respinto le accuse. "Sulla vicenda Banca Etruria confermo ciò che ha detto oggi Ghizzoni. Che è stato impeccabile nel raccontare i fatti. I fatti sono quelli. Io mi sono informata e interessata come avrebbe fatto chiunque altro all'economia del proprio territorio" ha scritto Boschi che poi ha concluso con questa frase: "La verità è più forte di qualsiasi gioco mediatico e speculazione politica. Per me conta solo la verità. E non vedo l'ora che venga sancita da un Tribunale della Repubblica". Il riferimento è alla causa civile per risarcimento danni annunciata dalla Boschi contro De Bortoli nelle scorse settimane dopo che erano ampiamente scaduti i sei mesi di tempo che la sottosegretaria aveva a disposizione per querelare il giornalista per diffamazione.
"Attendo l'azione civile di cui ho sentito parlare finora senza aver ricevuto alcun atto - ha replicato De Bortoli - Nel mio libro non si parla mai di pressioni e, prima della sua uscita, non si sapeva che Unicredit avesse trattato l'acquisizione di Etruria nè che sull'argomento fosse intervenuta Maria Elena Boschi nei modi e nei tempi che Ghizzoni ha precisato. Era giusto che l'opinione lo sapesse e che lo sapessero in particolare azionisti, obbligazionisti e risparmiatori delle altre banche in crisi".
Ma che cosa ha scritto de Bortoli e che cosa ha detto Ghizzoni esattamente sul fatidico incontro? Ecco qua le loro versioni:
Federico Ghizzoni alla commissione: "Il ministro mi chiese se era pensabile per Unicredit valutare un'acquisizione o un intervento su Etruria: risposi che non ero in grado di dare nessuna risposta". "Il ministro convenne, ci lasciammo con l'accordo che l'ultima parola spettava a Unicredit che avrebbe deciso solo nel suo interesse. Fu un colloquio cordiale e non avvertii pressioni". "La considerai una richiesta abbastanza normale: un ceo di una banca come Unicredit deve essere in grado di mettere in chiaro che è la banca che decide, messaggio che fu assolutamente condiviso".
Ferruccio De Bortoli nel suo libro "Poteri forti o quasi": "L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere".
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